Home I lettori ci scrivono La scuola del futuro senza futuro

La scuola del futuro senza futuro

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Che cos’è accaduto all’umanità, alla scuola?. Il discorso può prendere le mosse dall’attualità: da ormai quasi un anno e mezzo si combatte la guerra tra Federazione russa ed Ucraina e quanti studenti hanno deciso di manifestare contro la decisione del governo italiano di vendere armi ad uno dei due belligeranti? L’articolo 11 della Costituzione… Che cosè? Eppure è stata introdotta l’Educazione civica come materia autonoma e trasversale. Si vede che è solo un orpello. Quanti hanno almeno espresso un disagio o sono stati sfiorati dal presentimento che qualcuno ha deciso di scatenare un conflitto planetario, passo dopo passo? D’altronde Hitler salì al potere nel 1933 e la conflagrazione cominciò nel 1939.  Il fatto è che gli alunni di oggi sono indifferenti alla realtà che li circonda, a meno a che non intacchi il loro orticello, il loro angusto universo i cui capisaldi sono poter usare il cellulare, gli auricolari senza fili, gli orologi ‘intelligenti’ e strappare ad ogni costo e con qualsiasi stratagemma o sotterfugio la sufficienza, anzi dei sette e degli otto, perché di un misero sei non ci si accontenta più. Essi non hanno il benché minimo sentore che una possibile guerra mondiale, forse con l’uso pure di armi atomiche, significherebbe ‘ipso facto’ il crollo del loro castello di carte: non è solo egoismo, ma anche incapacità di interpretare gli eventi.

Non si afferma che oggigiorno gli alunni sono tutti così pragmatici ed opportunisti, ma la tendenza complessiva, da cui non è immune la società, è codesta. Persino  gli allievi in cui rimane un barlume di intelligenza e di moralità si adattano al ‘milieu’: rassegnati e conformisti, diventano complici del declino culturale ed etico che sta disintegrando la scuola. D’altronde gli stessi presidi ed insegnanti – non tutti, ma la maggior parte chi per quieto vivere, chi per ignavia, chi per noncuranza – subiscono certe decisioni, si adeguano alla politica del Ministero, dietro cui si intravede la ‘longa manus’ di Confindustria. I genitori? Di solito le loro reazioni non sono pervenute, se non si deve ottenere la promozione del rampollo, messa a rischio da un profitto disastroso, nonostante i generosissimi parametri di valutazione cui ci si attiene oggi. Inoltre taluni dirigenti ed educatori sono entusiasti di dirigere il sistema formativo verso la retorica pseudo-ambientalista, la propaganda mondialista e l’istupidimento digitale. L’ignoranza è ormai il nucleo delle istituzioni scolastiche, ma è magnificata come pedagogia innovativa, come ‘inclusione’. L’ignoranza è ormai il nucleo delle isituzioni scolastiche, a cominciare dalla lingua italiana, smembrata da anacoluti, deturpata ed immiserita da orridi neologismi, da acrostici grotteschi, da pseudo-anglicismi, per poi investire tutte le altre discipline, ridotte a centoni di formule presentate ed apprese in modo pedissequo e pedestre, senza che intervengano il ragionamento, lo spirito critico, la riflessione.

Per molteplici cause, gli adolescenti ed i giovani di oggi sono meno perspicaci che non quelli delle generazioni passate. Tuttavia  talora ci si imbatte in allievi non scevri di talenti, ma, senza il docente che valorizzi le attitudini,  i doni naturali non daranno frutto. Solo un vero insegnante, con tenacia, tempo e pazienza, potrà trasmettere alle nuove leve non solo conoscenze, ma soprattutto un ‘habitus’ intellettuale, imperniato sul valore dell’indagine, della ricerca libera. Si potrebbe affermare che questi discepoli sono simili a pianeti: se una stella – il maestro (magister, colui che vale di più)  – non li illumina e non li vivifica con la sua energia, essi rimangono oggetti opachi e morti. Questo sole, tramite una poderosa forza gravitazionale, induce quei corpi vaganti ad orbitare attorno a sé, fino a quando su di essi nascerà e prospererà la vita.

Gli altri insegnanti, pur preparati, non sono oggigiorno idonei ad un compito tanto impegnativo. Essi non sono pronti, dato che spesso non li riconoscono, a confutare e ad esibire luoghi comuni, dogmi, pregiudizi infiltratisi nelle discipline scolastiche, nei media, nel pensiero dominante, in ogni dove, sino ad inquinare sia l’intelletto sia il sapere, per cui non è raro trovare chi, a prescindere dall’età, crede che una fantomatica scia di ‘condensa’ sia identificabile con una nuvola, solo perché ignora i parametri fisici che rendono i due fenomeni diversi, non sovrapponibili, solo perché qualche ‘esperto’ in un video raffazzonato e depistante, ha asserito che la condensa è per sempre, come un diamante.

In fondo, sarebbe bastevole fondare l’insegnamento su Virgilio: egli ci ammonisce ‘Nimium ne crede colori’, ossia ‘Non fermarti alla superficie, alle apparenze’, avvertimento simile a ‘Equo ne credite, Teucri”, ‘Non credete al cavallo, o Troiani’. Ancora ‘Latet anguis in herba’, ‘Nell’erba si nasconde il serpente’, vale a dire che le insidie sono ben occultate. E’ auspicabile che l’immortale lezione del poeta latino assurga a ‘vademecum’ vitale, a bussola per orientarsi nel labirinto del reale, perché sopravvive forse ancora una speranza. Dunque ‘Macte nova virtute, puer, sic itur ad astra’. ‘Coraggio, ragazzo, è così che si arriva alle stelle’.

Antonio Marcianò