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“La scuola è sfinita”, affaticata dalla burocrazia. La sfida? Rimettere al centro lo studente, una riflessione pedagogica

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La scuola è sfinita – edizioni la meridiana – è il volume di Maurizio Parodi, ex Dirigente scolastico ed esperto di area socio-pedagogica, nell’ambito della quale Parodi si occupa soprattutto di letto-scrittura, “compiti” della scuola, pedagogie implicite.

La sua riflessione, sui modi di essere della scuola, sulle sue procedure, sul senso della sua organizzazione, affaticata se non sfinita, è un invito a una sorta di rivoluzione copernicana che porti la scuola alla sua aspirazione originaria: essere al servizio dello studente. Un compito non banale, per cui il docente è chiamato ad attrezzarsi di strumenti concretamente operativi da usare in classe, quelli che l’autore definisce ricostituenti pedagogici.

“La scuola esiste in quanto servizio regolato dalle norme ispirate al dettato Costituzionale che sancisce il diritto all’istruzione per tutti e l’impegno dello Stato a garantire la rimozione di qualsiasi impedimento al pieno sviluppo del percorso formativo – argomenta l’autore -. C’è però il rischio che l’istituzione possa essere, nel tempo, inquinata da logiche d’apparato: un blocco di regole, abitudini, routine che tende a sclerotizzare le pratiche didattiche e organizzative al punto da renderla impermeabile alla ricerca scientifica, all’innovazione pedagogica, alle stesse “Indicazioni” programmatiche nazionali”.

“Fenomeni gravissimi – come la dispersione scolastica, dell’analfabetismo funzionale o il profondo malessere di studenti, docenti e dirigenti – che non possono essere ignorati o trascurati pena il fallimento del sistema. L’alternativa, imprescindibile e indifferibile, deve passare per un rovesciamento del paradigma fondamentale che riporti all’ispirazione originaria: è la scuola al servizio dello studente e non lo studente al servizio della scuola”.

“Porre lo studente al centro – conclude – significa liberarlo da ogni paura, motivare significativamente le attività, farne occasione di gioia condivisa da una comunità di soggetti che non sono in competizione, che non appaiano tra loro antagonisti; significa dare spazio alla sua esperienza, valore ai suoi sentimenti, sostegno alla sua ricerca”.