La scuola italiana era la migliore: torni al docente la sua autorevolezza

Mi chiamo Antonino Tindiglia e ricopro l’incarico di coordinatore regionale della Gilda degli Insegnanti per la Regione Calabria. Qui di seguito, una mia riflessione sul momento difficile della scuola pubblica italiana.

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È ora che la politica intervenga per ristabilire le giuste condizioni di vivibilità nelle scuole. Basta seguire le mode del consenso. Ci vogliono scelte di qualità, è a rischio il futuro della Nazione.

Per questo si chiede che vengano riviste tutte le nefaste riforme introdotte in questi anni dalle leggi Fornero, Gelmini, Giannini, per le dimostrate condizioni di disagio che hanno creato, in uno dei settori più importanti della società, la scuola. La scuola italiana era considerata nel mondo come una delle migliori.

L’unica riforma da fare è quella che restituisca al docente la sua autorevolezza in cattedra, in un mondo che ha perso l’interesse per le regole, il rispetto, la cultura; c’è bisogno di valori forti che nascono dalla consapevolezza dell’importanza del merito proveniente dalle capacità e dal sapere dell’individuo.

Oggi le scuole sono gli unici punti di aggregazione, soprattutto nei piccoli centri, dove i ragazzi passano almeno 5 ore al giorno insieme ai loro coetanei. I genitori dovrebbero essere consapevoli di questo e contribuire a rendere migliore il servizio, non delegando, ma avendo una parte attiva nel sistema. I punti di erogazione dei servizi scolastici in Italia sono circa 22.000, mentre gli addetti 1.000.000 e gli studenti 7.500.000, quindi stiamo parlando di grandi numeri.

I casi di maltrattamenti all’anno sono circa una diecina, che in termini statistici sono meno dello 0,1 %. Sia chiaro, anche un caso è grave, ma non si può parlare di “ennesimo caso”. Ultimamente, la scuola fa notizia quando si parla in negativo, mai delle cose positive e importanti che ogni giorno con grossi sacrifici e con l’impegno dei docenti, vengono realizzati percependo uno stipendio da terzo mondo, si pensi ad un collaboratore scolastico che percepisce meno di 1.000 € al mese, quelli che si vogliono erogare come minimo pensionabile, mentre un docente dopo 35 anni di servizio non riesce a raddoppiare lo stipendio che dovrebbe essere almeno di 2.600 €, comunque al di sotto della media europea; si parte da 1.300 € per arrivare a circa 2.000 € a fine carriera.

C’è chi propone di mettere le telecamere nelle aule, sarebbe l’unico posto di lavoro controllato con questi mezzi, che non è consentito dalla norme di legge e sulla privacy, chi, invece, di sottoporre a visita psichiatrica annuale i docenti, come se questi fossero il modo risolutivo del problema.

In questi ultimi anni, a causa delle riforme introdotte, non ultima la L. 107/15, le condizioni di lavoro dei docenti si sono aggravate: innalzamento dell’età pensionabile, aumento del numero di allievi per classe, aumento degli impegni pomeridiani, del lavoro burocratico, aule fatiscenti, dell’aumentato potere ai DS che spesso non hanno la giusta formazione e capacità nel gestire il personale, non avendo mai affrontato una formazione specifica, e che spesso disconoscono il CCNL dei loro dipendenti per non averlo mai letto, nè da docenti quali erano, nè da datori di lavoro del personale che dirigono, le condizioni di lavoro si sono notevolmente aggravate fino a far scoppiare il personale (sintomi di burn out).

Adesso si vuole dare il potere ai DS di sospendere i docenti per 10 giorni dallo stipendio, non tenendo conto dei termini perentori entro cui iniziare il procedimento disciplinare affievolendo così il diritto alla difesa, senza controbilanciare l’eccesso di potere, (per la difesa è previsto il ricorso al Giudice del lavoro, pratica costosissima).

Da questa situazione non se ne esce con l’installazione delle telecamere, con la visita psichiatrica annuale che si vogliono inserire o il licenziamento, ma creando le condizioni di vivibilità nelle scuole.

Le famiglie attente si rendono conto subito se i loro figli non si trovano bene a scuola, basta un po’ più di attenzione e cura, ma questo significa meno superficialità, meno protezionismo, più collaborazione e presenza a scuola.

Il nostro bene più prezioso sono i figli, investiamo sul loro futuro, in una scuola di qualità, in strutture, mezzi, personale, investiamo nello star bene a scuola.

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