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La scuola non si è mai fermata – lettera aperta al Prof. Draghi

Lettera aperta al Professor Mario Draghi. 

Sono un insegnante, uno dei tanti, e nelle ultime ore non ho potuto fare a meno di ascoltare le parole del professor Mario Draghi in merito al recupero dei mesi persi con l’emergenza pandemica. L’intervento del prof. Draghi, sul mondo della scuola, lascia a dir poco perplessi. Nell’affermare che l’anno scolastico debba proseguire, mostra di dare per scontato che nulla o quasi fino ad oggi sia stato fatto, si ha come la percezione che quanto finora costruito insieme, tra docenti, alunni, genitori e tutta la comunità scolastica sia stata esclusivamente una perdita di tempo. Allora a tal proposito ci tengo a sottolineare qualche punto: 

1) La scuola non ha mai abbandonato, ma anzi ha accompagnato i ragazzi in questo momento di incertezza e difficoltà, in questo periodo storico in cui l’intero Paese è stato semi paralizzato. Periodo in cui é emerso il dovere di reagire con creatività, con resilienza attiva, alla paura di un’Italia che comunque ha reagito e di una Scuola che si è ingegnata per continuare a fare la sua parte rispettando le ordinanze ma senza restare a guardare. Noi insegnanti abbiamo accompagnato e continuiamo ad accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, non lasciamo e non abbiamo mai lasciato nessuno indietro ma cerchiamo ogni giorno di sfruttare al meglio quello che ci offre la tecnologia. Le lezioni sono “sempre” andate avanti anche se lo schermo di un pc ha sostituto la lavagna. Una modalità che ha abbattuto lo spazio fisico dell’aula e ha approntato la costruzione di nuovi spazi e ambienti di apprendimento virtuali. Insomma, in poche parole la scuola non si è mai fermata! 

2) L’ultimo anno, da marzo 2020 ad oggi, è stato particolare. Docenti, studenti e genitori hanno dovuto fare i conti con la didattica a distanza, una vera e propria bestia nera per alcuni. Nonostante le grosse difficoltà e il lavoro no stop di noi docenti, impegnati soprattutto nei mesi iniziali a lavorare anche ben oltre le 12 ore giornaliere e soprattutto nonostante la sua particolarità, la rivoluzione che ha attraversato come uno tzunami il mondo della Scuola ha lasciato comunque un insegnamento, al di là delle tecnologie per la didattica a distanza, perché ci ha fatto riscoprire il valore e la bellezza dell’apprendere ad ogni costo, della voglia di imparare, di crescere, di vivere con la gente che pian piano diventa familiare, nonostante il distanziamento. Gli insegnanti sono stati accanto alle famiglie e ai ragazzi senza mai guardare l’orologio, per qualsiasi motivo, dalla didattica individualizzata al minimo problema tecnologico. Gli insegnanti sono stati il prolungamento e l’integrazione della vita sociale delle famiglie, non hanno mai fatto mancare il contatto con la Scuola, lo hanno fatto per passione, con dedizione. Il tutto formandosi, soprattutto inizialmente, da sé. Senza quelle persone il cui lavoro si cerca costantemente di screditare non si sarebbe mai potuto rendere valido l’anno scolastico e soprattutto senza la loro dedizione non sarebbe mai stato possibile garantire il diritto all’istruzione dei nostri ragazzi. 

3) A noi insegnanti non pesa affatto lavorare, che sia ben chiaro, e questo ci tengo a precisarlo, lo abbiamo ampiamente dimostrato in questi ultimi 12 mesi. Non si può dire che i calendari scolastici subiranno delle variazioni e prolungamenti perché per forza di cose, senza voler essere necessariamente critici, ciò racchiude dentro una palese dichiarazione per tutti noi: “non avete fatto nulla” o ancor peggio “non è servito a niente”. Ciò è frustrante per una classe di lavoratori che negli ultimi anni è stata bersaglio della classe politica con continui e immotivate dichiarazioni di disistima. Inoltre da un punto di vista prettamente logistico non si possono non tenere in considerazione le esigenze climatiche: mandare in classe gli studenti oltre la metà di giugno in scuole senza aria condizionata potrebbe essere più insalubre che efficace e inoltre ciò comporterebbe seri problemi organizzativi con gli esami di fine ciclo, Allora perché non finanziare corsi di recupero per gli studenti rimasti realmente indietro

4) Un’ultima cosa che magari sfugge: nei mesi in cui la scuola è rimasta aperta l’incremento dei casi tra docenti è stato statisticamente più del doppio dell’incremento dei casi del resto della popolazione per non parlare di tutti quegli insegnanti che hanno perso la vita per il Covid. Con ciò non voglio assolutamente dire che la scuola sarebbe dovuta rimanere chiusa ma voglio solo evidenziare che non è mai stato riconosciuto agli insegnanti non solo la minima indennità di rischio ma neanche il minimo lavoro che ogni giorno si stava e si sta trasformando sempre più in una reale “missione”. 

Concludo col dire: caro professor Draghi forse Vi sfugge una cosina piccolina piccolina che magari al mondo della finanza e purtroppo della politica non importa: fare l’insegnante per tutti noi è un privilegio perché vuol dire prendere la mano di un bambino e lasciarla andare quando è adulto ed in grado di comprendere da solo il mondo. Gli insegnanti si occupano del processo di crescita, sviluppo e maturazione dell’individuo: insegnare è creare il mondo di domani ed è soprattutto la più grande responsabilità che può essere affidata ad un essere umano, ma questo dalle Vs parole non traspare affatto. 

Un docente

Rosario Melissa

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