Le 24 ore e l’on. Maria Grazia Rocchi

La ringrazio, gentile onorevole, della giusta presa di posizione intorno alle famigerate 24 ore nella scuola, presa di posizione che mi auguro sarà mantenuta fino in fondo, senza se e senza ma; ci tengo comunque a sottolineare alcune cose per amore di verità e contro ogni forma subdola di mistificazione mediatica. Lei sa bene che, nella scuola, le ore frontali sono 18. Le vorrei ricordare, ad ogni buon conto, che all’Afam, cioè nei conservatori e nelle accademie, le ore di servizio frontali sono da 9 a 12 e che all’Università, se proprio vogliamo essere precisi e parlare di privilegi, ci sono appena 100 ore di attività didattica… Ne vogliamo parlare una volta per tutte?
Dunque, stando così le cose, perché mai lo zoom viene SEMPRE e SOLO orientato verso il mondo della scuola e non verso questi altri settori della conoscenza? Non è mia intenzione suscitare un conflitto fra docenti, per carità, che non gioverebbe a nessuno di noi. Ma è giusto che le proporzioni vengano rispettate. Mi piacerebbe sapere che chi ci governa tenesse conto, in buona fede, che un accademico universitario fa sì e no dalle 4 alle 6 ore frontali. Eppure NESSUNO LO DENUNCIA MAI. E sa perché? Perché sono sempre i prof della scuola ad essere dei privilegiati e a fare le spese per tutti. Si tratta di un’indubbia forzatura e di una vigliaccheria che chiede vendetta dai politici più avveduti o magari solo più onesti, come lei o, per esempio, Manuela Ghizzoni. Lo trovo scorretto e diseducativo.
Siamo davvero stanchi, noi prof della scuola che oltre alle 18 ore facciamo ben altro, che si parli sempre dei nostri salari e mai dei docenti di questi altri comparti della formazione. Lo trovo denigratorio, ingiusto e mortificante per quelli che ci lavorano, come me, da 40 anni, in condizioni edilizie precarie per non dire disastrose, senza carta igienica, senza macchina per le fotocopie, con un bagno per 100 docenti e costretti a ricevere i genitore negli anfratti più impensabili dei corridoi dei nostri istituti fatiscenti.
Bisognerebbe davvero smetterla di prendersela sempre e solo con il lavoro degli insegnanti della scuola. E poi la cultura e il sapere non si misurano con il metro. O sbaglio? Credo sia la qualità che conti e non certo la quantità. E tuttavia solo noi della scuola veniamo sempre e costantemente attaccati. Grazie dell’attenzione e della sensibilità mostrata. Continui così. 

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