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Le colpe di Agnese Landini, detta Agnese Renzi

Tre figli, 37 anni e nessuna voglia di andare a Roma: questa per lo più la fotografia scattata dalla stampa su Agnese Landini, meglio nota come Agnese Renzi, anche se il diritto di famiglia non preveda il cognome del marito, ma tutti la chiamano così, per meglio connotarla, forse.

Professoressa di lettere, precaria, sembra che odi l’appellativo di first lady, e prova a dribblare timidamente i giornalisti, che in vario modo e condizioni, riescono a strapparle qualche dichiarazione: «Se dovrà toccare a lui sono certa che Matteo come sempre, non si risparmierà e farà tutto con una grande energia».

Detto questo, registriamo disappunto da parte di taluni suoi colleghi se accetta la supplenza, anche di poche ore: ha soldi abbastanza per rifiutare e dare lavoro così ad altri precari, ma dimenticando che da donna, e da cittadina, potrebbe pure pensare di volere essere autonoma rispetto alle elargizioni del marito. Non ha forse studiato e concorso come gli altri per avere una cattedra? E perché agli altri sì e a lei no? Può avere il diritto di lavorare e guadagnare così da non chiedere nulla e a nessuno? Con ogni probabilità se fosse stato al contrario, lei premier e il marito precario, nessuno avrebbe avuto nulla da dire sul consorte che ha il dovere di provvedere per se stesso e non farsi mantenere a sbafo dalla moglie.

E infatti, se invece non accetta la supplenza, partono uguali rappresaglie: ecco, vedete, lei può rifiutare perché il marito provvede a lei, noi invece dobbiamo buttare sangue e accontentarci perfino di poche ore.

Stessi brontolamenti se va in Australia con la delegazione italiana, accompagnando il marito: chi le ha dato il permesso di non andare a scuola? Come ha giustificato l’assenza? Quale la motivazione? Era necessaria la sua presenza con lo staff presidenziale?

Che sono stupidaggini, perché può benissimo prendere giorni di aspettativa senza assegno oppure congedo oppure permessi. Doveva forse essere casalinga o impiegata del catasto per stare tranquilla?  E non ha forse anche l’obbligo istituzionale di seguire il marito nel corso delle visite negli altri Paesi? Non lo faceva la moglie di Prodi e di, prima del divorzio, Berlusconi? E l’ex presidente della repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, vedovo, non si faceva forse accompagnare dalla figlia Marianna?

Ma insomma, se lavora perché lavora, se non lavora perché non lavora; e però si dice anche che i politici non possono stare a vita a fare politica. E appunto: non ha forse diritto Agnese Landini a incominciare a pensare al suo futuro da pensionata, con indennità autonoma rispetto al marito, che non è giusto che faccia il politico a vita, e da cui magari non vuole farsi mantenere?  

Pasquale Almirante

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