Home I lettori ci scrivono Le scuole all’estero, grazie alla riforma, stanno morendo

Le scuole all’estero, grazie alla riforma, stanno morendo

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A più di sei mesi dall’entrata in vigore del D.Lgs. 64/17 (31/5/17) “Disciplina della scuola italiana all’estero”, e del successivo D.M. n° 1615 del 4 settembre 2017, l’Assemblea Sindacale congiunta FLC-CGIL Scuola Estero e UIL Scuola Estero dell’Istituto Italiano Statale Omnicomprensivo “Galileo Galilei” di Addis Abeba, riunitasi in data odierna,

CONSTATA

che l’applicazione dei citati provvedimenti normativi dimostra che le scelte politiche operate dal legislatore risultano improvvide e inadeguate.

 La scelta unilaterale del MAECI/MIUR di violare i diritti contrattuali dei docenti obbligandoli al raggiungimento del massimo numero di ore di insegnamento – anche contro la loro volontà (articolo 23 del citato D.Lgs.) – oltre che generare conflitti e ricorsi al giudice del lavoro, costringe i docenti titolari a insegnare discipline che non hanno mai insegnato prima, e avrà prevedibili ricadute negative sulla qualità dell’offerta formativa delle scuole italiane all’estero e, più in generale, sull’organizzazione del lavoro dei docenti.

L’assemblea ritiene incauta la decisione di abrogare le graduatorie d’istituto nelle scuole italiane all’estero.

Il legislatore ha sostituito la nomina di docenti provenienti dall’Italia sugli spezzoni (ovvero sulle ore che non costituiscono cattedra) con la stipula di contratti – anche a tempo indeterminato – con personale docente reclutato localmente che, in prima battuta, deve possedere il solo requisito minimo della residenza nella sede.

Il rischio concreto è che vengano reclutati docenti senza alcuna conoscenza del sistema scolastico italiano e delle sue peculiarità in termini pedagogico/didattici, specie in sedi particolarmente disagiate come Addis Abeba e Asmara.

Il sistema precedente, pur prestandosi a evidenti margini di miglioramento, garantiva la presenza di docenti selezionati dalle graduatorie per le supplenze, con anni di esperienza lavorativa nelle scuole italiane e già inseriti nel sistema scolastico italiano. Questi docenti rappresentavano una garanzia per le istituzioni scolastiche e per gli studenti. Oggi questa garanzia è stata spazzata via.

La decisione di eliminare le supplenze nelle scuole italiane all’estero – e di affidare gli insegnamenti non coperti dai docenti titolari inviati dall’Italia a personale assunto con contratto locale – persegue solo mere finalità economiche a danno della qualità dell’insegnamento e del diritto allo studio degli studenti. A ciò si aggiunge la vergognosa retribuzione prevista per chi, dall’Italia o localmente, dovesse essere chiamato a ricoprire tali incarichi. Nel caso di sedi come Addis Abeba e Asmara, per esempio, per uno spezzone di 12 ore la retribuzione si aggira sui 740 euro, cifra palesemente insufficiente a coprire anche le sole spese per l’affitto di una abitazione dignitosa.

L’assemblea informa i soggetti istituzionali in indirizzo che nel nostro Istituto, dall’inizio dell’anno scolastico (12/9/17) ad oggi, nonostante gli sforzi della dirigenza e della segreteria, oltre 10 insegnamenti obbligatori (educazione musicale, educazione fisica, educazione artistica, educazione tecnica, una cattedra intera di materie letterarie e una di inglese nella secondaria di I grado; spezzoni di estimo, topografia, diritto, costruzioni, informatica, inglese nella secondaria di II grado) non vengono impartiti e gli alunni di molte classi della scuola secondaria di I grado e II grado non hanno ancora svolto una sola ora di lezione in una o più discipline curricolari (in alcune classi, in addirittura quattro discipline non è stata ancora impartita un’ora di insegnamento). Tra questi ci sono tutti gli alunni delle classi che dovranno sostenere l’Esame di Stato, sia di I che di II grado.

Su forte pressione delle famiglie e per volontà della DS e della cassa scolastica, la scuola sta provvedendo a sopperire alle falle generate dalla riforma, assumendo i docenti necessari per coprire gli spezzoni ancora vacanti, al fine di garantire la validità dell’anno scolastico in corso. Purtroppo tali oneri di spesa, almeno in via provvisoria, graveranno sulle rette versate dalle famiglie, proprio come avviene nelle scuole private. Famiglie che in maniera sempre più forte – e legittimamente – ritengono di ricevere un servizio nettamente inferiore a quello previsto, promesso e pagato.

L’assemblea dei docenti si dichiara totalmente contraria alle scelte operate dal MAECI in merito all’attuazione del D.Lgs. 64/17 che, fino a oggi, hanno solo generato un disastroso disservizio e una palese violazione del diritto allo studio degli alunni e dei diritti dei lavoratori. Contesta anche le modalità di reclutamento del personale locale che, qui all’estero, assume la forma della chiamata diretta tanto contestata in Italia.

Troppi sono gli elementi di natura privatistica introdotti con questa riforma in un sistema di scuole e iniziative scolastiche che è e resta pubblico e statale. Questi elementi lasciano presagire un disegno futuro più ampio di privatizzazione completa delle Istituzioni Scolastiche Italiane all’Estero, fatto che i docenti contestano fortemente.

Pertanto

SI CHIEDE

a chi di competenza, ai sensi dei D.Lgs. 165/01 e 150/09 e al fine di porre in essere le azioni correttive necessarie, di avviare un immediato processo di verifica dei risultati della riforma.

L’Assemblea approva il presente documento all’unanimità.