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Lettera aperta alla ministra Azzolina

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Cara ministra Azzolina,

il momento storico che stiamo vivendo sicuramente non è affatto di semplice gestione, ma nella condizione di isolamento forzato che stiamo in tanti vivendo, offre spazio a delle riflessioni.

Le parlo da insegnante precario e da padre, con la presente lettera le faccio un appello pubblico ed alcune osservazioni.
L’appello consiste nel bloccare i concorsi straordinari e pensare ad un piano Marshall, per assumere tutti i docenti che hanno i 36 mesi ed oltre di servizio.
Per due validi motivi, uno riguarda il ruolo al quale non si sono sottratti anche nel momento di necessità che stiamo vivendo, nonostante oltre 60mila precari non possano usufruire delle misure economiche per l’acquisto di apparecchiature e corsi per l’utilizzo di piattaforme per la paventata “Didattica a distanza” e perché con tutti i mezzi quest’ultimi ci stanno mettendo il cuore per farsi che i ragazzi non sentano il vuoto dell’istituzione scolastica e dell’insegnamento, che è tutt’altro che dispensare compiti a distanza, insegnare significa innanzitutto imprimere segni distintivi ai discenti, con esempi e spiegazioni che va  oltre la freddezza digitale, noi guardiamo negli occhi i nostri ragazzi e li aiutiamo ad affrontare le insidie classiche di chi vive in una società consumistica e piena di egoismo.
Per non parlare dei tanti insegnanti di sostegno che stanno in continuo contatto con i loro alunni speciali, nonostante lei li ha terribilmente precluso di partecipare al concorso straordinario.
Una fondamentale considerazione è quella palese sotto gli occhi di tutti, abbiamo constatato cosa è accaduto tagliando la sanità pubblica, abbiamo in campo un esercito di precari tra medici ed infermieri che stanno curando e salvando l’Italia. Oggi siete alla disperata ricerca di personale medico, e se continuate a tagliare e non stabilizzare i precari della scuola pubblica, la prossima emergenza sarà quella culturale.
Tirando le somme abbiamo scoperto che abbiamo investito soldi per la scoperta di altri pianeti e non abbiamo aziende capaci di produrre mascherine e DPI per proteggere i nostri medici.
Un fallimento di un paese civile è non considerare fondamentale la sanità pubblica, l’istruzione pubblica e la difesa del territorio nazionale. Se non comprendiamo che qualsiasi lavoro si voglia fare, bisogna passare obbligatoriamente in un percorso di istruzione, tranne per chi siede in quegli scranni del nostro Parlamento, che spesso si accomoda per mero  opportunismo, senza conoscenza e cultura alcuna, e non per poter essere utile alla comunità.
Concludo chiedendole che i fondi che vuole destinare per la didattica digitale ovvero 70 milioni di euro, di rigirarli direttamente alla sanità pubblica, tramortita e distrutta da un virus invisibile e dalla negligenza della mala politica.
Riguardo l’appello per bloccare i concorsi, faccia tutto quello che è nel suo potere.
Diego Palma