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Lettera di alcuni genitori alla Ministra Azzolina

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Gent.ma Ministra Azzolina,
chi Le scrive è un gruppo di genitori che da sempre, nonostante le problematiche croniche che affliggono l’istituzione scolastica, crede nella scuola pubblica come luogo unico di formazione, scambio e interazione sociale e proprio perché ci crediamo non crediamo in quel “ a tutti i costi ”,
che molti genitori mettono in coda alla richiesta “ scuola aperta”.

Quei genitori, che come noi, si auspicano la chiusura delle scuole, non vogliono essere rassicurati da slogan, vogliono sicurezza e in questo frangente ( alla luce dei numeri dei contagi, del numero di
classi in quarantena, del collasso delle strutture ospedaliere ) la sicurezza è entrare in DAD.

Si continua a ripetere in modo stereotipato che la scuola è un luogo sicuro, purtroppo queste affermazioni sembrano diventate slogan svuotati di significato, come il noto leitmotiv “ tutto andrà bene”, quasi a volersi convincere di un’aspettativa che viene confusa con la realtà.
La scienza e i medici ci stanno dimostrando che il negazionismo della realtà è il primo ostacolo che sorge nel prendere una decisione efficace e aderente ai dati oggettivi.

Oramai da nord a sud le scuole sono piene di contraddizioni: classi di alunni che entrano ed escono dalla quarantena, mentre paradossalmente i loro insegnanti continuano incomprensibilmente a fare
Dad dall’istituto scolastico ( entrando, uscendo e transitando in parti a comune ) e come se non bastasse vengono abilitati alle supplenze nello stesso istituto, anzichè adempiere ad una quarantena come tutta la classe dove è stato individuato il soggetto positivo.

Questo atteggiamento non tutela gli altri insegnanti, nè gli altri alunni nè il resto del personale ATA che lavora nel plesso e tantomeno le famiglie nelle quali i bambini rientrano al termine delle lezioni.
Le sanificazioni ( se e quando vengono svolte ) vengono commissionate a personale ATA che non sarebbe tenuto a svolgere attività specifica riguardante la pulizia/igienizzazione/sanificazione di locali scolastici e arredi, che peraltro, prevedono impiego di macchinari e prodotti specifici che potrebbero essere nocivi per il personale.

Dovrebbero, piuttosto, in modo categorico essere coinvolte ditte specializzate in sanificazione dato che la sanificazione non ha nulla a che vedere con pulizia ordinaria o straordinaria dei locali. Tanti, troppi bambini, rientrano a scuola dopo brevi assenze senza che siano stati nemmeno interpellati i pediatri di riferimento, sfruttando la famosa e liberatoria autodichiarazione del genitore che fa “tana liberi tutti”, dato che alcuni genitori pur di avere il figlio fuori casa, ( per comprovate o
meno esigenze lavorative ) si improvvisano virologi e infettivologi della situazione.

L’unico criterio al quale ci si può appellare è la fiducia reciproca invocata dal patto scolastico di corresponsabilità….. e ahimè ha scarso valore clinico e diagnostico.
Non crediamo che ci siano più le condizioni per continuare a definire le scuole un posto sicuro, la scuola aperta a tutti costi, sta comportando un costo troppo alto da pagare, perchè lo stiamo pagando in termine di vite umane.


Come genitori capiamo e abbiamo a cuore le difficoltà logistiche della DAD da un lato e dall’altro dell’avere i figli a casa 24 ore al giorno dovendosi destreggiare contemporaneamente tra lavoro e altre incombenze, ma stiamo perdendo di vista che il restare a casa non è finalizzato a “privare del diritto allo studio” o “ creare dislivelli di apprendimento”, ma “mettere al sicuro i nostri figli”.

Siamo consapevoli che i figli a casa comportino un problema importante nell’ adempimento delle attività lavorative che come genitori dobbiamo svolgere, ma in un contesto emergenziale come questo, forse è d’obbligo una valutazione del rapporto rischio /beneficio: il rischio che chiediamo di
correre ai nostri figli e ai nonni soprattutto ( ai quali dobbiamo affidarli anche a scuole aperte in nome di quegli stessi impegni lavorativi di cui sopra ) è estremamente più grande del beneficio che i minori possono trarre da una didattica in presenza. Non è più un rischio calcolato perché lo si sta pagando in termine di vite.

L’interesse che molti genitori hanno nel chiedere ad oltranza le scuole aperte, frequentemente è cavalcato e utilizzato per risolvere le difficoltà gestionali di affidamento e sorveglianza figli, piuttosto che alla necessità di non creare danni da distanziamento sociale o gap di apprendimento.
Occorre, da parte di noi genitori, una realistica consapevolezza nel non confondere le proprie necessità genitoriali con la soluzione che un paese deve adottare per tutelare la salute pubblica, fare confusione tra le due cose può portare ad additare ingiustamente “la tutela della salute pubblica”
come una “privazione del diritto allo studio”.

Se facciamo passare questo messaggio, è scorretto.
Si è investito nella molto teorica ( ma forse poco pratica ) messa in sicurezza delle scuole, ora è il momento di confrontarsi sulla reale efficacia che queste misure hanno sortito, senza i timori di una ribellione popolare o di generare delusione nelle aspettative di genitori inferociti.

Cerchiamo di non relegare la scuola ad un semplice ruolo di sorveglianza dei figli nelle nostre ore lavorative a qualsiasi costo, aspiriamo e chiediamo che resti ancora un luogo in cui le funzioni educativa, formativa e sociale, possano svolgersi soprattutto nelle condizioni di sicurezza, logistica e
sanitaria, che i bambini meritano.

La scuola può e deve, anche nella distanza , veicolare un importante messaggio educativo e civico: in questo frangente il distanziamento sociale è un gesto di profondo rispetto e tutela verso gli altri esseri umani e soprattutto verso i più deboli. Ribaltiamo la chiave di lettura di questa misura preventiva e proviamo ad affiancarle un significato pedagogico positivo che possa accompagnare in futuro questi ragazzi, facciamo in modo che ad affiancare il ricordo di distanze, perdite e lutto, si affianchi la memoria di una rinuncia resiliente e collettiva che ha permesso di salvare loro stessi e soprattutto gli altri: la distanza in questo contesto è un gesto di rispetto e di grande spessore sia civico che sociale prima che la scuola aperta è necessaria una scuola sicura e in questo momento non lo è più.

RingraziandoLa per l’attenzione, voglia gradire i nostri più cordiali saluti.

Cecilia Fanciulli, Erika Savelli, Elena Savelli, Simona D’ Agostino, Rita D’Agostino, Liliana Soda, Cuda Felicia, Patrizia Arcieri