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Liceo bolognese vieta l’uso dei telefonini in classe e nell’intervallo: “Dipendenza che non si vince con la buona volontà”

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Una decisione destinata a far discutere. Il liceo Malpighi di Bologna, blasonato istituto paritario del capoluogo, in occasione del rientro a scuola dei propri 530 studenti, ha modificato il regolamento degli studenti per introdurre una novità: da oggi, 13 settembre, giorno in cui si aprono le porte della scuola per iniziare il nuovo anno scolastico, gli studenti non potranno utilizzare il proprio smartphone.

Addirittura, come si legge da La Repubblica, gli alunni non potranno usarlo nemmeno durante la ricreazione. Questi saranno tenuti a consegnarlo all’ingresso a scuola; lo potranno riavere poi solo alla fine della giornata. Decisione estrema? Per il preside dell’istituto Marco Ferrari, che definisce il provvedimento come un “tentativo coraggioso”, si tratta di qualcosa che col tempo si è reso necessario, dopo aver consultato neuropsichiatri e analizzato bene la situazione. La decisione è stata approvata in consiglio di istituto e presentata ai genitori venerdì scorso.

“Tentativo che dovrebbero fare tutte le scuole”

Secondo il DS questo divieto è l’unica cosa in grado di far staccare gli studenti dagli schermi degli smartphone. “I richiami sono inutili, è difficile, se non quasi impossibile, chiedere loro il distacco dall’uso pervasivo e distrattivo dello smartphone. Li vedo durante l’intervallo, nemmeno parlano più tra loro e in classe sono continuamente distratti dal telefonino – afferma Ferrari, docente di Filosofia – Allora abbiamo deciso che occorreva un intervento educativo forte, mi rendo conto che lo è, ovvio che ci esponiamo anche alle reazioni critiche”.

L’intento della scuola, quindi, non è solo quello di garantire l’attenzione dei ragazzi durante le lezioni, ma anche quello di farli socializzare “come si faceva una volta”. “Quella dal cellulare è una dipendenza che non puoi vincere con la buona volontà. Verificheremo come è andata a fine anno, ma penso che sia un tentativo che dovrebbero fare tutte le scuole. Crediamo che così i ragazzi possano dedicare tutte le loro energie al lavoro che si fa in classe e sperimentare la sfida dell’altro e dell’essere comunità durante l’intervallo”, ha continuato il preside.

“Ciò non calpesta la libertà di nessuno, ma permette ai ragazzi di sperimentare una scuola nuova, quella che tutti noi abbiamo vissuto, senza smartphone” ha concluso Ferrari.

Decisione anacronistica?

Tra i detrattori ci sono coloro che pensano che si tratti di qualcosa di fortemente anacronistico. Ormai in molte classi si valorizzano le funzionalità dei cellulari per fini didattici, tanto da essere usati anche da molti docenti. Su questo punto si è espressa la rettrice delle scuole Malpighi Elena Ugolini, ex sottosegretaria all’Istruzione con il governo Monti. “La tecnologia è comunque al centro della didattica al Malpighi, con gli strumenti e secondo metodi e tempi adeguati. Per lo smartphone rimangono libere le altre 18 ore della giornata – dice  – Il momento dell’apprendimento della lezione e della costruzione di relazioni sociali all’intervallo può essere favorito e accresciuto nelle sue potenzialità se abbiamo il coraggio di regalare ai nostri studenti la libertà da una dipendenza orami quasi insuperabile che è quella dallo smartphone”.

I genitori, dal canto loro, si dicono d’accordo con la decisione, in quanto si sentono rassicurati dalla forte riduzione delle distrazioni in classe che secondo loro potrà avere luogo. Sarà davvero praticabile questa strada? O lascia il tempo che trova? Non sarebbe meglio educare al corretto uso dei dispositivi sfruttandone anche le funzionalità didattiche?