La scuola italiana può gettare lo sguardo oltre i confini ed osservare il sistema scolastico degli altri Paesi del Vecchio Continente per “cercare” di migliorare ed eventualmente sperimentare un diverso sistema educativo e formativo. Tra i modelli scolastici europei quello adottato dalla Svezia è uno dei migliori se non il più qualificato.
La scuola in questo Stato della Scandinavia è obbligatoria e gratuita fino al sedicesimo anno di età; inoltre l’alunno che frequenta la scuola ha diritto all’adozione dei testi scolastici gratuiti per l’intero ciclo di studi, non paga le tasse scolastiche e nemmeno la retta per la mensa. Lo stato investe molto sull’istruzione e gli studenti universitari ricevono dal governo svedese un sussidio per far fronte alle spese d’istruzione che al termine del percorso di studi gli studenti dovranno rimborsare. Esiste in Svezia un alto tenore di vita, tutti i cittadini pagano le tasse (negli Stati della Scandinavia sono più elevate rispetto a quelle italiane), gli alunni vengono formati adeguatamente e l’istruzione rappresenta uno dei pilastri cardine del PIL dello stato scandinavo. Esiste poi un elevato grado di civiltà e quando lo studente esce fuori dal circuito scolastico il passaggio al mondo del lavoro è serio e proficuo. Il tasso di disoccupazione giovanile è nettamente più basso di quello italiano. Dobbiamo, quindi, prendere esempio dal sistema scolastico della Svezia e cercare di introdurlo in Italia. Per di più il tasso di abbandono scolastico in Svezia è bassissimo ed esiste una congrua severità per gli alunni indisciplinati con regole e punizioni certe.
In Italia, invece, vi è la brutta copia del modello scolastico svedese, dal momento che abbiamo la spesa per l’istruzione più bassa di tutti i Paesi Europei, un deficit pubblico da far paura, un sistema scolastico che arranca, basse competenze in scrittura, lettura e calcolo matematico per cui fatichiamo molto ad agganciarci al resto dell’Europa, sanzioni leggere e confuse per gli alunni indisciplinati basate su regole e punizioni incerte e piuttosto morbide, modello di scambio tra scuola e mondo del lavoro senza una prospettiva sicura basata su un’alternanza scuola-lavoro in cui gli studenti vivono esperienze formative distorte, in quanto in alcune realtà italiane vengono sfruttati piuttosto che valorizzati con opere di volantinaggio. Insomma siamo ben lontani dal modello svedese e quasi dovremmo sognarcelo. Se riuscissimo ad invertire la rotta, facendo diventare il sistema scolastico italiano attraverso una ristrutturazione radicale e non di facciata, forse un domani potremmo avere un’istruzione più efficiente, un modello di scuola che sappia veramente guardare al futuro e preparare le nuove generazioni.
Ci vuole soprattutto coraggio, forza, volontà ed una classe politica che tenga a cuore gli interessi veri della cultura e della promozione sociale perché solo passando per una scuola che funziona in tutti i suoi apparati possiamo pensare di poter fare il salto di qualità e metterci in gioco con l’Europa.
Mario Bocola
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