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Lo scrittore Govoni: “Un’insegnante mi ha cambiato la vita. Docenti, le vostre parole sono potentissime. Usatele con cura”

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Belle parole rivolte al personale docente quelle di Nicolò Govoni, giovane scrittore e attivista per i diritti umani. Cremonese, classe 1993, Nicolò a venticinque anni ha fondato Still I Rise, un’organizzazione umanitaria che apre scuole per i bambini più vulnerabili tra Grecia, Turchia, Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Colombia. Si tratta della prima no-profit al mondo a offrire gratuitamente il Baccalaureato Internazionale ai profughi. Nel 2020 è stato nominato al Premio Nobel per la Pace.

Il ragazzo ha deciso ieri di affidare una riflessione ai suoi followers sui social, in cui si è rivolto direttamente agli insegnanti riportando un aneddoto personale. “Sono uno scrittore perché ho avuto un’insegnante che, leggendo un mio tema, ha detto: ‘Tu diventerai uno scrittore’. Io le ho creduto, e questo ha cambiato la mia vita per sempre”, ha esordito Govoni.

Quest’ultimo, autore di romanzi come “Fortuna” e “Bianco come Dio”, attribuisce il merito del suo successo come scrittore anche ad una sua insegnante, che ha creduto in lui e che, con una breve frase, ha aperto letteralmente un mondo nello studente di allora, che forse solo così si è reso conto del suo talento.

Questa frase si incastona perfettamente nel dibattito di questi giorni a proposito della possibilità di costruire una scuola senza voti, in cui i docenti, più che valutarli, dialogano con i propri alunni portandoli a delle riflessioni che possono ampliare i loro orizzonti. O, anche, nella valorizzazione dei talenti e delle eccellenze per cui sembra dice di volersi battere il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Quando le parole dei docenti generano frustrazione

Govoni conclude il suo pensiero con un monito verso i docenti: “Insegnanti, le vostre parole sono potentissime. Usatele con cura!”. L’attivista vuole probabilmente porre l’attenzione anche sull’altra faccia della medaglia: a volte le parole che gli insegnanti usano nei confronti degli alunni possono ferire, fino a tarpare loro le ali nel futuro.

Solo qualche giorno fa lo stesso giovane scrittore ha condiviso sui social uno sfogo in cui protagonisti sono stati ancora i docenti: “Dieci anni fa tutti mi consideravano un fallito, e una mia insegnante mi disse che sarei finito a ‘inscatolare merendine in fabbrica’. Oggi sono stato invitato a fare lezione sia all’Università di Oxford che alla University of East London. Amo la vita!”, ha scritto Govoni.