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Maestro unico, quale prospettiva di formazione?

La notizia, già diffusa nelle piazze dai politici della Lega nord e pubblicizzata dai giornali ha fatto tremare non poco i tanti docenti in attesa di nuova nomina e di incarichi annuali e su organico di fatto.

Adesso che è stata inserita nel decreto la temuta supposizione è diventata realtà e anche se in modo soft entrerà gradualmente a regime.
Le prime cavie saranno le docenti che quest’anno insegnano nelle classi quinte e si guardano attorno un po’ spaesate anche perché tutte giovani dopo il 68 sono state “istruite” e “specializzate” nei diversi ambiti: letterario, matematico, studi sociali.
Delle attuali tre insegnanti del modulo, veramente brave nella didattica, colei che insegna la matematica ed inglese nelle due classi è meno pronta ad affrontare l’insegnamento della lingua italiana, la lettura e la scrittura, perché non l’ha mai insegnato, anche se è una brava maestra. Lo stesso vale per l’altra docente dell’ambito linguistico letterario, brillante, capace, creativa, ma non altrettanto ferrata nella didattica dei numeri e della matematica, perché non ha mai insegnato matematica ed incominciare con dei bambini piccoli non è una cosa facile.
L’aver costruito e consolidato nel tempo “la maestra a righe” o “la maestra a quadretti” a seconda dell’uso dei quaderni che ciascuna faceva adoperare in classe ha rinforzato una specializzazione di strategie e metodologie didattiche che nel tempo hanno avuto anche dei benefici.
Non si può, infatti, buttare con l’acqua sporca del ‘68 anche quel che di buono alcuni docenti hanno saputo produrre, nonostante le riforme e le rivoluzioni scolastiche, spesso sulla pelle dei docenti e non sempre supportate da adeguata formazione, che va ben oltre il semplice corso di aggiornamento .
Quando si operano dei cambiamenti è frequente l’espressione “si stava meglio quando si stava peggio”, ma il momento storico che stiamo vivendo non ci può consentire di operare sterili piagnistei o inutili cortei di protesta e di contestazione. L’ottica di una migliore qualificazione economica del personale e del settore scuola implica necessariamente non un aumento di posto di lavoro, ma una riqualificazione professionale e miglioramento dei servizi.
Se un anno di tempo potrà essere sufficiente si cominci da subito un piano di aggiornamento e di formazione didattica e professionale nell’ottica del “maestro unico” per i docenti che insegnano nelle classi quinte e che il prossimo anno andranno incontro a tale nuova avventura che sarà dolorosa se inizierà male e si prolungherà male per l’intero ciclo dei cinque anni.
Coloro che non si sentono pronte a tale esperienza hanno ancora quattro anni di tempo per poi andare in pensione, ma non accettino l’incarico senza la piena consapevolezza di saper insegnare bene a “leggere, scrivere e far di conto”.
Tale consapevolezza viene anche riconosciuta dai genitori i quali già individuano la classe adatta per il proprio figlio, scegliendo anche la maestra ritenuta brava.
Se non si vogliono ripetere errori già commessi negli anni precedenti occorre iniziare a rimboccarsi le maniche e prepararsi al nuovo anno scolastico 2009/2010 mettendo in atto tutte le risorse necessarie per una didattica di qualità che guarda al domani.
Giuseppe Adernò

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