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Mai così occupati in Europa, ma in Italia è Neetmania: lavoro, figli e pensione sempre più tardi

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Con più di 234 milioni di lavoratori, il tasso di occupazione non è mai stato così elevato come oggi nell’Ue e la disoccupazione è al livello più basso dal dicembre 2008.

Malgrado questo, i giovani hanno sempre più difficoltà nell’entrare nel mercato del lavoro e, quando ci riescono, si trovano spesso in forme di occupazione atipiche e precarie come i contratti temporanei, che possono comportare una minore copertura previdenziale.

Di conseguenza, le nuove generazioni percepiranno “con tutta probabilità” pensioni più basse in rapporto alla loro remunerazione.

L’analisi è contenuta nell’edizione 2017 dell’indagine annuale sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata dalla Commissione europea e presentata il 17 luglio dalla commissaria all’Occupazione Marianne Thyssen.

Il rapporto prevede anche un calo dello 0,3% annuo della popolazione in età lavorativa da qui al 2060. Ciò significa che in futuro una forza lavoro ridotta dovrà fare in modo di garantire il mantenimento dell’attuale tendenza alla crescita e pagare la pensione di un numero sempre maggiore di anziani.

 

L’ITALIA IN CONTROTENDENZA

In Italia, tuttavia, il numero di lavoratori autonomi risulta fra i più alti d’Europa (più del 22,6%), ma soprattutto i giovani fra 15 e 24 anni che non hanno e non cercano lavoro, ma nemmeno studiano (i cosiddetti NEET), toccano il record Ue del 19,9% (la media europea è 11,5%), la differenza fra uomini e donne che lavorano è al 20,1%, e il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema (11,9%) è aumentato fra 2015 e 2016, unico caso in Ue con Estonia e Romania.

Il report evidenzia non solo le difficoltà che i giovani italiani incontrano nell’affacciarsi al mondo del lavoro, ma anche tutte le conseguenze che questo comporta.

Nel 2016, la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è stata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015, ma comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%).

 

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Nella nostra Penisola, chi riesce a trovare un lavoro, invece, in più del 15% dei casi ha contratti atipici (fra i 25 e i 39 anni, nel Regno Unito è meno del 5%, dati 2014), è “considerevolmente più a rischio precarietà”, e se ha meno di 30 anni guadagna in media meno del 60% di un lavoratore ultrasessantenne. Con l’assegno di pensione che non potrà che riflettere questo andamento.

Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare e fanno figli fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue, che si arresta intorno ai 26 anni.

 

BRUNETTA: AVVISATE RENZI

Secondo Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati il nostro Paese è “ai margini in Europa, in crisi occupazionale, con i giovani demotivati e abbandonati a se stessi e con la povertà in pericolosa crescita. È la sconfortante fotografia del nostro Paese che emerge dai dati dell’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata oggi dalla Commissione Ue”.

“Qualcuno mandi un piccione viaggiatore a Matteo Renzi, ormai disperso su Marte, e gli trasmetta i messaggi che arrivano dal mondo reale, dal pianeta Terra. L’Italia continua il suo triste declino mentre il distratto e isolato segretario dem scrive libri di favole nei quali narra le gesta luminose e salvifiche di mille giorni che hanno invece distrutto il nostro Paese”, conclude Brunetta.

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