Home Attualità Mascherine scuola: quali tipologie? Consigli per l’uso

Mascherine scuola: quali tipologie? Consigli per l’uso

CONDIVIDI

Forse non tutti sanno che di mascherine, il dispositivo più usato e noto per la prevenzione all’attacco del Covid-19, esistono numerose tipologie.

Il WwF ha oggi diffuso la denuncia secondo cui è verosimile l’ipotesi che a fine anno scolastico ci sarà il rischio di fare i conti con 68 milioni di mascherine disperse se non gestite correttamente, ovvero l’equivalente di 100 mila bottigliette al giorno: se anche un solo ragazzo per classe, il 5% della popolazione scolastica, dicono al WwF, disperdesse la propria mascherina, ogni giorno verrebbe rilasciato in natura al termine dell’anno scolastico l’equivalente di 270 di tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili. Quali tipologie e come usarle correttamente?

Tipologie di mascherine

1) Mascherine chirurgiche o monouso: sono veri dispositivi di protezione individuale (DPI) che i medici indossano da sempre durante il proprio lavoro, secondo la norma UNI EN 14683:2019 + AC:2019 che ne definisce materiali di costruzione e progettazione, con lo scopo ultimo di contrastare la trasmissione di potenziali agenti infettivi. Esse proteggono gli altri dalle goccioline che si espellono mentre si parla, tossisce o starnutisce.  Sono composte da tre strati, uno di materiale soffiato al centro (il filtro vero e proprio) e due di tessuto-non-tessuto ad abbracciarlo. La mascherina chirurgica può avere un livello di protezione variabile, che va da 1 a 3 e si tratta generalmente di dispositivi monouso, che all’occorrenza, possono essere riutilizzati fino a quando non mostrano segni di degrado.

2) Mascherine di comunità: si intendono tutte le soluzioni fai-da-te o commerciali in tessuto. Non si tratta né di dispositivi medici né di dispositivi di protezione individuale, specifica il Ministero della Salute, e vanno dunque considerate come una semplice misura igienica per limitare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 e devono comunque rispettare determinati criteri. Devono essere costruite con materiali multistrato (in quello centrale può essere inserito anche un filtro sostituibile), e naturalmente vanno utilizzati tessuti né tossici né allergizzanti né infiammabili. Secondo un’indagine dell’Università tecnologica del Missouri, le mascherine di comunità con la migliore capacità filtrante sono risultate essere quelle in tessuto per trapunte (cotone trapuntato), con un doppio strato di tessuto batik o con un doppio strato di flanella e cotone.

Le mascherine in tessuto: come usarle e lavarle

Le mascherine, sia quelle chirurgiche che quelle di comunità, vanno sempre prese per gli elastici o i legacci, e non vanno mai toccate né la parte interna né quella esterna. Prima di indossarle è doveroso lavarsi le mani con acqua e sapone (per almeno 40-60 secondi) o con una soluzione alcolica (per almeno 20-30 secondi). Lo stesso va fatto dopo averle tolte e qualora le si dovesse toccare nella parte esterna o interna.

Nel caso in cui si trattasse di dispositivi monouso, devono essere gettati nel contenitore (chiuso) dell’indifferenziata dopo l’utilizzo, oppure si può procedere alla disinfezione seguendo le indicazioni dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare (S.C.F.M.) di Firenze.

Per quanto concerne i dispositivi lavabili, dopo averli tolti e messi in una busta si possono seguire le indicazioni del produttore, oppure procedere col lavaggio a 60° C con del comune detersivo. Anche per le mascherine lavabili può essere previsto un numero massimo di riutilizzi, dato che il processo può rovinare l’efficacia filtrante.

Scott Segal, presidente di anestesiologia presso il Wake Forrest Baptist Health, dice se la luce passa molto facilmente attraverso le fibre e puoi quasi vederle, non è un buon tessuto. Se è una trama più densa di materiale più spesso e la luce non lo attraversa troppo, questo è il materiale che fa per. Le mascherine più efficaci sono risultate essere quelle con tessuto per trapunte (cotone trapuntato), quelle con un doppio strato di tessuto batik o con un doppio strato di flanella e cotone.

Inoltre, vale la pena ricordare che vi sono mascherine trasparenti, impermeabili e idrorepellenti.

Per saperne di più si può consultare il documento in PDF realizzato dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare a cura di Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano.