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Mattarella in un liceo italiano a Parigi: “Una scuola che offre solo ai ricchi non è una scuola”

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Oggi, 7 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato un liceo italiano a Parigi, il Leonardo da Vinci. Nel corso del suo intervento il capo dello Stato ha parlato agli studenti di cultura e scuola. Lo riporta Ansa.

Il riferimento all’Europa

“Voi studenti – dai più giovani all’inizio del percorso scolastico, a coloro che stanno concludendo un ciclo di studi – rappresentate una realtà importante non solo per Italia e Francia, ma anche per l’Europa. Perché l’Europa è non soltanto l’ambito nel quale i nostri Paesi esistono, ma è, soprattutto, un luogo ideale, fatto di persone, esperienze, affinità, valori, sogni. Tutti elementi che – anche se non li vedete – sono all’interno dei vostri zaini, e crescono con voi ogni giorno. È qui, più che in altri luoghi, che si costruisce l’Europa”, queste le parole di Mattarella.

“La cultura è il miglior biglietto da visita di un Paese. È per definizione un patrimonio da custodire e sviluppare con cura e applicazione. Una scuola che offra solo a chi ha condizioni economiche non è una scuola”. Nel suo discorso c’è stato spazio anche per una riflessione sulla figura di Don Lorenzo Milani, il cui anniversario della nascita è stato celebrato solo pochi giorni fa. “Don Milani è stata una figura straordinaria, ha seminato molto più di quanto si possa immaginare”, ha detto il presidente.

Le parole di Mattarella in occasione del Centenario dalla nascita di Don Milani

In occasione del Centenario della nascita di Don Milani, partecipando a una cerimonia che si è tenuta a Barbiana dove fondò la scuola, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Don Lorenzo Milani è stato anzitutto un maestro. Un educatore. Guida per i giovani che sono cresciuti con lui nella scuola popolare di Calenzano prima, e di Barbiana poi”.

E ha continuato: “Testimone coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana. Essere stato un segno di contraddizione, anche urticante, significa che non è passato invano fra noi ma, al contrario, ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: fare crescere le persone, fare crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia. Don Lorenzo avrebbe sorriso di una sua rappresentazione come antimoderno se non medievale. O, all’opposto, di una sua raffigurazione come antesignano di successive contestazioni dirette allo smantellamento di un modello scolastico ritenuto autoritario”.

Nelle parole del presidente anche un riferimento al merito: “Il merito non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all’Italia talenti preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito”.