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Maturità 2023: solo uno studente su 5 sa cosa fare dopo il diploma, il 74% delle ragazze ha scelto di andare all’università

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La maturità 2023 si è ormai conclusa. Ma cosa ne sarà dei maturandi? Quale futuro li aspetta? Secondo un’indagine condotta da Skuola.net e Gi Group nell’ambito della seconda edizione dell’osservatorio “Giovani e Orientamento”, pochi sono coloro che hanno una idea chiara su cosa fare una volta terminata la scuola superiore.

Orientamento giudicato poco efficace

Lo studio ha coinvolto un campione di 3.000 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie superiori, tra cui 1.000 maturandi intercettati nel corso degli esami di Stato. Solo 1 maturando su 5 sostiene di sapere perfettamente cosa fare mentre la restante metà del campione (46%), pur avendo in mente delle opzioni di scelta, ha ancora qualche incertezza su come muoversi.

Il problema principale? Le attività di orientamento. Oltre che scarse quantitativamente, sono giudicate anche qualitativamente poco efficaci. Tra gli studenti che hanno avuto la fortuna di svolgerle, ben oltre la metà (59%) si sente di bocciarle: il 42% le ha trovate poco utili, mentre il 17% le stronca senza appello. Il motivo? Un approccio eccessivamente teorico all’argomento che le rende noiose (così per il 57% degli scontenti) e un tendenziale distacco dalla realtà (per il 32%).

Università unico sbocco?

E poi c’è il tema della focalizzazione da parte degli orientatori solo e soltanto su un tema: l’università. Oltre 3 studenti su 4 (76%) hanno ascoltato soprattutto “televendite” di atenei e corsi di laurea. Al contrario, di percorsi formativo-professionali post-diploma ne ha sentito parlare solo il 28%. Meno di 1 su 4 ha ricevuto una panoramica sugli ITS, gli Istituti Tecnologici Superiori (24%), su concorsi e selezioni nel settore pubblico o privato (23%) o sui passaggi principali per “fare impresa” (20%). Una sparuta minoranza (14%) ha sentito parlare dei percorsi IFTS, che in meno di un anno preparano ad alcune tra le professioni più richieste e ricercate dal mondo del lavoro.

Forse per questo, almeno sulla carta, i neodiplomati sembrano essere intenzionati ad aspirare in massa al titolo accademico. Almeno fra le ragazze questa pare essere una scelta quasi obbligata: il 74% delle maturande, nel campione intervistato, punta alla laurea; tra i maturandi ci si ferma al 46%. Ciò significa che, se le statistiche non mentono, molti di loro rischiano seriamente di rimanere delusi, visto che in Italia la quota di giovani laureati stenta a superare il 30% della popolazione di riferimento.

Diversamente, i maschi si dimostrano più aperti verso le alternative all’università: le percentuali di coloro che sono intenzionati a entrare subito nel mondo del lavoro oppure a provare la via del pubblico impiego (Forze armate e di Polizia incluse) o a frequentare un corso tipo ITS/IFTS sono doppie rispetto a quanto registrato tra le coetanee. Non mancano però quelli – sono 1 su 5 tra i ragazzi e 1 su 10 tra le ragazze – che probabilmente si fermeranno per un anno oppure tenteranno la fortuna all’estero.