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Misfatti, codici e confusione varia

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Nei giorni passati più di un addetto ai lavori si è chiesto cosa c’entri un codice deontologico con i recenti fatti di cronaca, che hanno evidenziato – da quel che si legge sui giornali – un uso
inappropriato, se non peggio, di conversazioni docente-studente avvenute attraverso social media.
E’ più che evidente i comportamenti messi in atto contro le norme del vivere civile e della legge possono, anzi debbono, essere sanzionati con misure opportune, sia per salvaguardare l’integrità
degli studenti sia per non compromettere il prestigio della scuola.
Ma il discorso sulla deontologia professionale da alcuni di noi proposto vuole, voleva andare oltre il disdicevole fatto di cronaca per addentrarsi in un ambito più ampio, per aprirsi ad orizzonti di senso di cui la scuola riteniamo abbia grande necessità.

Da tempo, infatti, nella scuola italiana si è attenuata (ammesso che vi sia mai stata a pieno titolo), in molti casi persa quell’atmosfera di autorevolezza a cui un’istituzione così complessa e così fondamentale per il futuro del Paese non può in alcun modo rinunciare.
Tornando al discorso iniziale un codice deontologico, chiariamolo subito per fugare ogni sospetto di opprimente burocrazia, non vuole essere un mansionario ottocentesco, non vuole surrogare le regole dei numerosi codici (civile, penale, disciplinare) che aleggiano sulle teste di tutti gli operatori non
solo della scuola ma dell’intera P.A.
Quando si richiede l’introduzione di un codice deontologico, ci si propone di creare l’occasione (che si spera non sia già perduta…) di avviare un’ampia riflessione sul mondo della formazione.
Chiamando in causa autorevolezza, senso di responsabilità, lungimiranza. Chi ritenga di trovare in un tale codice una serie di “normative ministeriali” su ciò che è lecito fare oppure è proibito e sanzionato ha sicuramente sbagliato prospettiva o intende parlare d’altro. Purché specifichi di cosa non rimanendo nel vago.

In una elaborazione del codice come noi la intendiamo l’accento va posto sul senso di coesione che deve prevalere in ogni istituzione scolastica, pena l’irrilevanza o la casualità formativa.

Non basta, infatti, stilare un buon piano formativo, ricco di ottime intenzioni, od organizzare un ormai inflazionato openday in cui si magnificano le sorti degli studenti che si iscriveranno, in una
sorta di supermercato della formazione…
È necessario lavorare intensamente, con impegno, costanza e buona volontà, affinché nei collegi dei docenti, nei consigli di classe ma anche nei consigli di istituto si delineino non solo i parametri organizzativi della cd governance (o in qualche caso imbrigliandosi in questioni di scarsa rilevanza)
ma di converso si indichino quali sono le direttrici etico-professionali che si intendono seguire, costituendo esse l’anima di ogni istituzione scolastica.

In conclusione. No alle “ricette di nonna Papera” più o meno ispirate a direttive ministeriali, ma assunzione di responsabilità da parte di tutte le persone che operano per la formazione nella
comunità educante, in cui i docenti, i genitori, gli studenti si riconoscano nel modo di vivere la scuola sulla base del rispetto, dell’attenzione e perché no, della gentilezza verso il prossimo. Non ci illudiamo naturalmente della funzione salvifica o palingenetica della deontologia, ma riteniamo che, non approfondendo le caratteristiche etico-professionali dell’operato di chi svolge attività nella scuola, quest’ultima non potrà aspirare ad avere la considerazione attenta dell’opinione pubblica (il nostro effettivo “datore di lavoro”) e continuerà a rappresentare un motivo di folclore mediatico, attrattivo per fatti e vicende negative, tanto caro ai media di oggi.

Un’ultima considerazione. Finché non si avvierà contemporaneamente un approfondito, trasparente sistema di valutazione del contesto scolastico (funzionamento delle scuole, delle strutture regionali e centrali – performance di dirigenti, docenti, impiegati) anche un buon codice deontologico potrebbe risultare insufficiente ad assicurare la qualità della formazione dei nostri giovani.

Ps evitiamo con l’aiuto di S. Giuda Taddeo (protettore dei casi disperati) l’ennesima riproposizione del “benaltrismo”: ben altro c’é da fare prima di…… E come metodo assumiamo l’attitudine al
“nonostante!”: nonostante…. operiamo con impegno per cambiare le cose, sia pur di poco!

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Per chiarezza espositiva ed a rinforzo delle nostre tesi riteniamo opportuno riportare sintetici stralci relativi ad ambiti del codice, come compaiono in due pregevoli pubblicazioni.

1- ANNALI DELL’ISTRUZIONE: PER UN CODICE DEONTOLOGICO DEGLI INSEGNANTI

(Le Monnier, n.2/3 del 2002)
L’insegnante:

1. Si adopera per migliorare costantemente la propria preparazione professionale (disciplinare, metodologica e relazionale);

2. Mette a disposizione dei colleghi la propria competenza ed esperienza;

3. Verifica regolarmente i risultati del suo operato;

4. Si impegna a creare un clima di rispetto e collaborazione tra i colleghi;

5. Contribuisce al buon funzionamento della scuola con la sua partecipazione responsabile ai momenti di lavoro collegiali;
6. Rispetta il segreto professionale;

7. Si oppone ad ogni provvedimento di interferenza che leda la libertà e la dignità della professione docente;

8. Tiene un comportamento che sia di esempio ai suoi allievi;

9. Si adopera per favorire l’acquisizione della conoscenza, lo sviluppo dello spirito critico e di ricerca e la formazione democratica;

10. Cura che nessuno degli allievi venga posto in situazioni di imbarazzo o di difficoltà;

11. Stringe con gli allievi un patto educativo fondato sulla fiducia reciproca, sulla lealtà e sul
costante rispetto delle regole necessarie per la serenità del lavoro comune;

12. Valuta gli allievi con imparzialità, esplicita i criteri adottati e premia il merito nello studio,
nell’acquisizione delle conoscenze e nei comportamenti;

13. Riconosce la famiglia come interlocutore indispensabile della sua attività professionale.

Finalità del codice:
Il codice deontologico dei docenti deve servire a sostenere e guidare la funzione docente e a valorizzare la categoria agli occhi dei cittadini. In questo codice devono quindi essere contenuti
poche norme chiare, sintetiche e semplici a cui i docenti si devono attenere, capaci di far capire a tutti, in modo immediato, come gli insegnanti intendono offrire un “servizio” di alta qualità, il cui
unico scopo è quello di far sì che gli studenti possano crescere e sviluppare appieno le loro potenzialità, in un contesto sereno, stimolante ed intellettualmente onesto.

Principi guida
L’educazione dovrebbe mirare, fin dai primi anni di scuola, al pieno sviluppo della personalità umana e al progresso spirituale, morale, sociale, culturale ed economico della collettività, così
come a inculcare un profondo rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Nel quadro di questi valori, l’importanza maggiore dovrebbe essere accordata al contributo che essa può
apportare alla pace, alla comprensione, alla tolleranza e all’amicizia fra tutte le nazioni e tra tutti i gruppi razziali o religiosi.

Dovrebbe essere riconosciuto che il progresso dell’insegnamento dipende in gran parte dalla qualificazione e dalla competenza del corpo insegnante e anche dalle qualità umane, pedagogiche e
professionali di ciascuno dei suoi membri.

2- CODICE DEONTOLOGICO a cura di ANP, presentato a Roma nel 2012 in un convegno a cui hanno partecipato Luigi Berlinguer, Ivanhoe Lo Bello, Giuseppe De Rita, Luciano Benadusi,
Valentina Aprea, Elena Ugolini, Filippo Cavazzuti, Giorgio Rembado.

Un’etica per la tutela del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione.
“….. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2 Costituzione Repubblica Italiana)

I dirigenti e le alte professionalità della scuola si impegnano a:
 Tutelare il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione inteso come strumento indispensabile per promuovere la coesione sociale, la cittadinanza attiva, la realizzazione
personale e professionale, coerentemente con le linee di tendenza dei sistemi educativi dell’Unione Europea;

 Riconoscere la centralità dello studente come cultura, valore e condizione per garantire il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, inteso come chiave di accesso all’apprendimento permanente e alla società della conoscenza e dell’innovazione;

 Valorizzare la partecipazione delle famiglie e delle agenzie formative presenti sul territorio alla vita della scuola per una concreta ed efficace attuazione del diritto-dovere
all’istruzione, non soltanto per prevenire e contrastare il disagio sociale, la dispersione scolastica, ma anche per offrire agli studenti un sostegno adeguato alla progettazione di percorsi positivi di realizzazione personale e sociale;

 Valorizzare gli apprendimenti acquisiti dagli studenti, in contesti scolastici e non, per aiutarli ad orientarsi, a maturare una elevata consapevolezza di se e ad operare scelte di vita autonome e responsabili per diventare cittadini capaci di apprendere sempre per costruire conoscenze, produrre innovazione e migliorare il benessere individuale e sociale.

Mario Rusconi