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Neet da paura: col Covid 15-29enni che non studiano e lavorano arrivati a 2 milioni. Il 21 convegno al Senato con Dadone e Floridia

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L’emergenza Covid ha peggiorato l’emergenza Neet: lo dicono gli ultimi dati nazionali sul numero di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Un fenomeno che ha aumentato i casi di bullismo, cyberbullismo e atteggiamenti autolesionistici in questa fascia d’età. Con la scuola spesso che vorrebbe fare ma assiste impotente ad un fenomeno difficile da contrastare. Se ne parlerà lunedì 21 giugno al convegno “Sos giovani: prevenire è meglio che curare“: dalle 9 alle 12, nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica, parteciperanno la presidente della Commissione Lavoro Susy Matrisciano, del Movimento 5 Stelle, e il senatore Sergio Romagnoli, anche lui del M5s.

All’evento parteciperanno anche la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia, la professoressa Daniela Lucangeli, dell’università di Padova e il professor Ernesto Burgio, del gruppo Covid-Sipps (Società italiana di pediatria preventiva e sociale).

Quadro preoccupante

La situazione dei Neet in Italia è preoccupante. L’Italia già prima del Covid deteneva da anni il triste primato di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni usciti dalla scuola e senza occupazione. Con la pandemia i numeri sono aumentati: l’ultimo rapporto trimestrale sull’occupazione pubblicato dall’esecutivo dell’Unione europea ci ha detto che questa categoria “ha raggiunto in percentuale il 20,7% nel secondo trimestre del 2020: si tratta di un dato record seguito da quello messo a segno dalla Bulgaria (15,2%) e dalla Spagna (15,1%)”. Il primato europeo dell’Italia è stato confermato di recente.

Da diversi anni i tavoli della politica indicano di innalzare l’obbligo formativo fino ai 18 anni, ma finora non risulta che vi siano progetti di legge portati avanti con convinzione.

Matrisciano: i giovani hanno pagato un prezzo altissimo

E i dati tendenziali del 2021 confermano purtroppo questa situazione. “In questo anno e mezzo – ha detto la senatrice Matrisciano – i giovani hanno pagato un prezzo altissimo. L’emergenza sanitaria portata dal Covid-19 ha acuito tutta una serie di disagi che i nostri ragazzi già stavano vivendo. Nel nostro Paese ci sono circa 2 milioni di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano: i cosiddetti neet. Assistiamo a fenomeni come bullismo, cyberbullismo, atteggiamenti autolesionistici. Un sottobosco di disagi che abbiamo il dovere di affrontare, risolvere e prevenire”.

Secondo Matrisciano “oggi abbiamo una sfida enorme da vincere: il next generation Eu ci dà la possibilità di ridisegnare davvero il Paese, il futuro. Ma il futuro appartiene ai giovani e dai giovani dobbiamo ripartire. Come? Iniziando più percorsi: sicuramente intraprendere una strada che porti ad affrontare ed eliminare i disagi, a curarli, a prevenirli. E poi: accogliendo le richieste dei ragazzi stessi e spiegando loro cosa riserva il futuro anche portando nelle scuole il piano nazionale di ripresa di resilienza”.

Romagnoli: c’è mancanza di prospettive

Anche il senatore grillino Romagnoli ritiene che per ridurre il numero dei Neet “occorre fare leva sulla prevenzione: del disagio, da un lato, e di eventuali devianze anche frutto della mancanza di prospettive. Per questo abbiamo proposto un ciclo di tre incontri. I giovani – di cui oggi tutti parlano – devono essere coinvolti nelle scelte politiche, non devono restare spettatori”.

“Il nostro obiettivo – ha continuato il pentastellato – è proprio aprire un dibattito serio che coinvolga medici e scienziati, da un lato, mondo della scuola, dall’altro e i ragazzi stessi per spiegare le opportunità che si aprono e recepire anche le istanze di come loro per primi immaginano il mondo post-Covid-19″.