Buongiorno, sono un’insegnante della provincia di Venezia. Quest’anno, come risaputo, le operazioni di reclutamento del personale docente e vista l’emergenza Covid si sono svolte in maniera informatizzata. Il sistema ha creato un algoritmo a dir poco disastroso, infatti io e tante altre colleghe abbiamo ricevuto la tanto sospirata nomina in ruolo in province diverse e lontane da quelle che avevamo scelto.
Io personalmente, dalla provincia di Venezia e precisamente da Caorle, sono stata assegnata a Trebaseleghe vicino Padova (terza scelta) pur avendo scelto Venezia come prima assegnazione. Da quest’anno, cioè dal 1 settembre 2020, non sarà possibile chiedere assegnazione provvisoria o utilizzo perché esiste l’annoso vincolo quinquennale. Mi chiedo se in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo sia opportuno viaggiare da una provincia ad un’altra con il rischio di far veicolare il virus.
Una soluzione semplice potrebbe essere quella dello scambio tra cattedre come avveniva in passato, ma anche questa possibilità non è fattibile. Questi spostamenti, oltre a gravare pesantemente sotto il profilo economico, vanno a ledere fortemente il diritto alla famiglia sancito dalla Costituzione ….ma vorrei sottolineare anche un aspetto non meno importante: dell’approccio psicologico di un insegnante sbattuto a due ore da casa ne vogliamo parlare? Ma come entra in classe e fa lezione?
Con sorriso, disponibilità e pazienza o con un profondo malcontento tale da far perdere di vista l’obiettivo di questo lavoro? Senza la scuola un paese non riparte e per ripartire ha bisogno di insegnanti.
Cordialmente
Teresa Buonocore
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