I lettori ci scrivono

Lettera di una, nessuna, centomila

Spett. Redazione, sono una delle migliaia di insegnanti di scuola primaria che a causa delle nuove immissioni in ruolo con sistemi non sperimentati, è stata allontanata dalla propria vita e dai propri affetti. Vi invio pensieri universali, quotidiani di viaggio che sicuramente saranno condivisi da tantissime donne come me.”

Di nuovo in viaggio, in queste domeniche sera e lunedí mattina fatti di partenze abituali come ladri che scappano dalla propria casa, come madri che lasciano i piccoli bambini in gelide sere e mattine semibuie, ecco che ritorna tutto addosso. E pensi alle persone che dicono di volerti bene, di amarti , di volere te perché sei speciale, sei la madre dei loro figli, la donna che sta salvando il loro momento, l’amica un po’ folle, la mamma di tutti i bambini; ecco che adesso nessuno si chiede nemmeno se tu abbia macinato per bene i tuoi soliti 300 km di asfalto buio illuminato dai fari, i km di autostrada sfiorata dai tir, i km di rotaie e vagoni affollati e maleodoranti.

Ti danno tutti per scontata. Sei scontata perché te la cavi sempre. Perché sei un pilastro. La madre il padre e l’insegnante insieme. Sei quella che non chiede, la consolatrice, l’amministratrice delegata della casa, della famiglia, l’amica cara, quella forte e divertente. E nel frattempo tutti gli altri se ne vanno a dormire nel loro letto caldo o rimangono a dormire nel loro letto al calduccio, nella loro casa per qualche ora ancora, accanto ai loro bambini, ai loro figli, ai loro mariti, nel calore degli affetti mentre io, sola, arrivo già stanca nel solito posto sperduto, lontana, di notte al buio o all’alba, nel silenzio.

E nella solitudine respiro a fondo prima di scendere con i miei bagagli, le mie borse e i miei libri e mi chiedo che senso abbia ancora tutto ciò con le solite lacrime appoggiate alle ciglia. E oggi o domani é un nuovo giorno o una nuova lunga settimana lontana, e si ricomincia dove nessuno sa chi sono, da dove arrivo, estranea tra estranei in questa vita che mi ha punita”.

Nella speranza che tutte noi possiamo tornare dove abbiamo una vera casa o degli affetti e che possiamo di nuovo insegnare nei nostri luoghi, ai bambini che abbiamo bruscamente lasciato con i posti di lavoro vuoti sotto casa; e soprattutto nella speranza che arrivino tempi in cui finalmente si smetta di infierire e approfittare di noi donne che abbiamo sempre spalle per sopportare e lavorare con grandissimo senso del dovere.

Paola Paschetto (insegnante Montessori di scuola primaria, residente a Biella che lavorava felicemente a Milano spedita (pardon, immessa!) in ruolo in provincia di Brescia a 330 km da casa)

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