Home Politica scolastica Occupato un altro Liceo romano: “La Scuola deve formarci come cittadini”

Occupato un altro Liceo romano: “La Scuola deve formarci come cittadini”

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Un altro Liceo occupato a Roma. Dopo le brevi (e discusse) occupazioni del Manara, del Virgilio e del Vittoria Colonna, genericamente “contro il Governo per gli scarsi investimenti nella Scuola”, martedì 10 dicembre è stata la volta del Liceo Scientifico “Tullio Levi Civita”, nel popoloso quartiere sorto 60 anni fa intorno alla splendida e antichissima Villa degli imperatori Gordiani. Qui le proteste degli studenti che, intorno a mezzogiorno, hanno “preso” il Liceo, sembrano molto più concrete. Possiamo ascoltare le loro motivazioni dalla voce di una studentessa, rappresentante della componente studentesca nel Consiglio d’Istituto della Scuola, intervistata da una radio romana. La ragazza non sembra affatto esaltata, né incosciente, né “imboccata” da mandanti esterni; dà, al contrario, una (rara) impressione di serietà e consapevolezza, che non dispiace rinvenire in una generazione priva della fortuna di vivere in un Paese attento all’istruzione pubblica, alla cultura, alla coscienza civica dei futuri cittadini.

Le motivazioni degli studenti

«Abbiamo occupato», dice la studentessa, «per motivi concreti. Abbiamo doppi turni dovuti a una lotta realizzata l’anno scorso. Organizzammo un corteo sotto la sede della Città Metropolitana di Roma Capitale, perché fosse rimosso l’amianto dall’edificio scolastico. I lavori dovevano iniziare a giugno, ma sono iniziati ai primi d’agosto; dovevano terminare l’8 novembre, ma sono finiti più tardi. Per cui ci siamo ritrovati coi doppi turni mattina e pomeriggio, con lavori in corso e cantieri aperti. Il turno pomeridiano entrava a Scuola alle 14,00 e usciva alle 19,00. Le ore di lezione sono state ridotte di un’ora al giorno per ogni classe: misura bocciata in Consiglio d’Istituto dagli studenti, ma passata comunque. Problema ulteriore è il sovraffollamento: abbiamo due classi che ogni settimana devono ruotare per le aule libere. Per esempio, se un’aula è libera perché la classe cui spetterebbe è in palestra, la classe “nomade” fa lezione in quell’aula. In una palestra piccola fanno educazione motoria ben quattro classi (100-120 alunni): situazioni invivibili! Abbiamo problemi strutturali e di sicurezza: in molte aule piove dal tetto, mentre in alcune zone della Scuola i termosifoni non funzionano, e chi protesta incontra chiusura. Abbiamo infatti provato a organizzare un’assemblea straordinaria, ma ci è stata negata.

La politica c’entra

«Lottiamo anche per motivi politici. Contro l’operazione governativa “Scuole sicure”, perché spendere fondi per telecamere (quando abbiamo problemi ben peggiori) ci sembra senza senso. Lottiamo contro i tagli all’istruzione e contro la falsa retorica del Ministro, che aveva detto di esser pronto a dimettersi in caso di ulteriori tagli, ma non l’ha ancora fatto.

«Tutte le scuole dovrebbero lottare contro l’indifferenza, che sta dilagando ovunque. Ci si disinteressa totalmente della situazione edilizia degli istituti e della Scuola nel suo complesso. Noi rappresentanti all’inizio abbiamo aspettato a dar voce alla protesta perché non eravamo sicuri che la maggioranza volesse l’occupazione, ma nell’ultima assemblea 450 studenti su 750 hanno deciso in tal senso.

“Stufi di bugie”

«Organizzeremo assemblee tematiche anche su argomenti “forti”, perché l’occupazione non paia un atto illegale fine a se stesso. Siamo stufi di bugie da parte delle autorità: non affrontano i problemi, ma ci lasciano soli a tentar di risolverli e a chiamare in causa chi dovrebbe farlo. La maggior parte di noi vuol lottare seriamente per risolvere problemi concreti e seri. I Dirigenti di oggi non son più i vecchi Presidi di una volta, perché pensano al “business”: per esempio al contributo “volontario” (che volontario non è). Scuola e business non dovrebbero mai incontrarsi, perché questa è una Scuola pubblica (o almeno lo era una volta); e la Scuola pubblica deve garantire lo studio a tutti, formandomi come studentessa e come cittadina. Io devo uscire da qui sapendo chi sono e cosa voglio fare».

Il solito rito autunnale?

Non possiamo ovviamente sapere se gli studenti che hanno occupato il Liceo “Levi Civita” abbiano ragione di protestare. Certamente stanno compiendo un atto di forza, e purtroppo stanno contravvenendo alle leggi: fatto negativo, che va stigmatizzato, perché espone l’edificio scolastico ad atti vandalici e gli studenti a pericoli, mai assenti in situazioni analoghe. Infatti, anche se animati dalle migliori intenzioni, spesso i ragazzi non riescono ad evitare la presenza di infiltrati tra gli occupanti. Inoltre molte occupazioni del passato hanno mostrato, sempre in questo periodo prenatalizio, una certa qual tendenza al ritualismo vacanziero più che alla serietà di una protesta.

Barlumi di speranza

Troviamo però positiva la passione e la consapevolezza di questa studentessa, che fa riferimento a problemi realmente esistenti nella Scuola italiana. Evidentemente ci sono, malgrado tutto, ancora molti studenti che vogliono qualcosa di diverso dal consumismo, dai cellulari ultimo modello, dallo sballo serale. Il che fa sperare che la pedagogia sociale dominante secondo cui l’impegnarsi, lo studiare, l’acculturarsi, il prepararsi con serietà al domani sarebbero attività inutili — trovi in ragazzi del genere forti oppositori.