Categorie: Handicap

Occupazioni delle scuole e disabili: una mamma denuncia

E la mamma continua ancora nella sua accusa nei confronti delle istituzioni: “Martedì mattina presto mi chiama la mamma di una compagna disabile di mia figlia: mi dice che è stata appena chiamata dall’assistente che aveva accompagnato la figlia a scuola con il solito pulmino. Doveva andare subito a riprendere la ragazza, perché la scuola era occupata: fuori i professori, fuori tutto il personale scolastico, compresi insegnanti di sostegno e assistenti. Di conseguenza, fuori anche gli studenti disabili, almeno quelli che non sono autonomi, come mia figlia e la sua compagna”.
Tuttavia, racconta il Redattore sociale, le due ragazze disabili sono andare lo stesso a scuola: “Volevo capire cosa stava succedendo e speravo anche che per mia figlia esistesse un’alternativa: magari quella di entrare in un altro plesso dello stesso istituto, insieme all’assistente e all’insegnante di sostegno. Invece, niente da fare: mi è stato detto che dovevo solo riportarla a casa. Intanto, nessuno aveva chiamato la polizia, per segnalare l’occupazione: l’ho chiamata io. Allo stesso modo, nessun altro genitore era stato chiamato, se non le famiglie degli studenti disabili: almeno 5, quelli che frequentano il plesso occupato, ma oltre 30 in tutto l’istituto. Tutti ragazzi con gravi disabilità, che durante l’occupazione sono costretti a rimanere a casa. Esclusi, di fatto, dalle attività dei loro compagni”. Gli assistenti dei ragazzi erano lì, fuori dal cancello, insieme agli insegnanti di sostegno: “Allora ho proposto che accompagnassero comunque i nostri ragazzi, in un’attività al di fuori della scuola occupata: in una casa, oppure in giro per la città. Una proposta che è stata fermamente rifiutata e respinta come un’assurdità”.
La donna però non si arrende: “Non mi sono arresa e mi sono messa in contatto con il Miur e con l’Ufficio scolastico regionale. Mi è stato detto che la proposta di un’attività alternativa per gli studenti disabili, per tutto il periodo dell’occupazione, è praticabile sia dal punto di vista economico che contrattuale, vista l’ampia copertura di cui godono gli assistenti specialistici. Abbiamo quindi iniziato a studiare l’idea di un progetto specifico, una sorta di piano di emergenza, che possa attivarsi ogni volta che accade una situazione del genere, garantendo che continui ad essere rispettato il diritto allo studio, all’inclusione e alla socializzazione di questi ragazzi. Intanto però – conclude Fabiana – resta l’amarezza della contrapposizione che si è creata tra studenti disabili e non: una contrapposizione che ha violentato la parola ‘inclusione’. Ora speriamo di dar vita a una nuova buona prassi, che permetta ai nostri ragazzi di non restare a casa mentre i loro compagni occupano la scuola”.

Pasquale Almirante

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