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Organizzazione del lavoro da condividere con i sindacati

Nel corso dell’audizione presso le Commissioni parlamentari il ministro Carrozza ha fatto un accenno alla “formulazione di un nuovo patto per la scuola”.
Espressione un po’ in codice che il Ministro ha così specificato: attraverso il  confronto con le organizzazioni sindacali, è necessario ridefinire in modo  condiviso le modalità di organizzazione del lavoro del personale scolastico funzionali al miglioramento della qualità del sistema di istruzione.
Ma, nel concreto, cosa vuol dire tutto ciò ?
Le letture possibili sono almeno due.
La prima potrebbe essere: nel prossimo contratto nazionale (nel 2014 ? nel 2015 ?) bisognerà ridefinire la parte normativa con particolare riguardo alle questioni che più di altra attengono l’organizzazione del lavoro del personale della scuola; per esempio: l’aggiornamento di docenti e Ata dovrà continuare ad essere considerato un diritto oppure dovrà essere inteso anche come dovere ? l’orario di insegnamento del personale docente sarà ancora diversificato (25 ore nell’infanzia, 22 + 2 nella primaria, 18 nella secondaria) ? dovranno continuare ad esistere attività funzionali e attività aggiuntive all’insegnamento ? e così via
Ma c’è una seconda interpretazione: poiché l’organizzazione del lavoro del personale passa attraverso le decisioni assunte a livello di singola istituzione scolastica, può anche darsi che il Ministro abbia voluto alludere alla opportunità che tale organizzazione venga, appunto, condivisa con le organizzazioni sindacali.
Sulla vicenda, come è noto, è in atto da più di due anni un estenuante braccio di ferro fra l’Amministrazione (in particolare il Dipartimento della Funzione pubblica) e le organizzazioni sindacali; al centro c’è l’interpretazione e l’applicazione del “decreto Brunetta” che attribuisce al dirigente scolastico autonomi poteri decisionali in materia organizzativa (ovviamente i sindacati sono contrari a questa interpretazione).
Forse che il Ministro ha inteso dire che la materia dell’organizzazione del lavoro deve essere riportata nell’alveo della contrattazione integrativa di istituto?
Il fatto è che per ottenere questo risultato non basta che il Ministro si accordi con i sindacati, ma è necessario che il Parlamento intervenga con una legge per modificare il decreto Brunetta e magari anche per cambiare l’intero impianto attuale in base al quale le norme di legge non possono più essere modificate per via contrattuale a meno che non sia la legge stessa a consentirlo.
Certamente l’ipotesi di ritornare al primato del contratto sulla legge piace molto ai sindacati ed è anche per questo che l’intervento della Carrozza ha riscosso il consenso delle diverse sigle sindacali, ma modificare in modo così significativo il decreto 150 del 2010 non sarà un’operazione semplice.

Reginaldo Palermo

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