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Orientamento a scuola, accompagniamo gli studenti con fiducia

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Ci stiamo avvicinando, nel mondo della scuola, al periodo più delicato per tanti ragazzi e per tante famiglie.

Parlo dell’orientamento alla scelta della scuola superiore. Da metà novembre, infatti, verranno promosse una serie di iniziative per facilitare questa scelta, mentre l’iscrizione sarà a gennaio.

Si tratta ora di dare una mano, di aiutare i ragazzi ed i loro genitori a capire da un lato talenti, attitudini e preparazione di base, e dall’altro per sbrogliare la matassa delle scuole superiori, dei tanti indirizzi di studio, a volte con titolazioni non sempre comprensibili.

Nel frattempo, in queste settimane i consigli di classe delle terze medie (uso per comodità ancora la vecchia dizione) si stanno riunendo per impostare bene il percorso che porterà gli stessi consigli a formulare, entro dicembre, il loro “consiglio orientativo” ai ragazzi e alle loro famiglie. Solo un “consiglio”, dunque, non vincolante, eppure prezioso, perché dato da docenti che conoscono lati della personalità di una ragazza o di un ragazzo che, magari, non sono ben conosciuti in casa.

E’ facile comprendere il perché di una scelta così delicata. Perché a 13 anni, oggi, è difficile trovare ragazzi che abbiano chiaro cosa sognano e come sognano il loro futuro. Sapendo poi il rischio di alcuni genitori, di proiettare loro stessi nelle scelte dei figli.

Ci vuole quindi dialogo, come ci vogliono momenti di chiarificazione che aiutino tutti a cogliere intenzioni, motivazioni e maturazione della preparazione di base.

Cose non sempre scontate, sapendo che gli adolescenti, oggi più di ieri, hanno bisogno di punti di riferimento che dicano alcune verità su loro stessi. Con talenti e attitudini che sono diverse ragazzo per ragazzo, tutte da rispettare, perché espressioni delle tante forme di intelligenza del loro vivere, pensare, sperare.

Con indirizzi di scuola superiore che, lo sanno i docenti, non sono più qualitativamente distinti secondo categorie di merito, come se le vere scuole fossero solo i licei, mentre i tecnici, i professionali ed i centri di formazione fossero di un altro pianeta.

Non solo. Senza più quella intellettualistica presunzione, smentita dalla realtà, che il tessuto culturale di una materia fosse solo teorico, mentre, ce lo insegnano da sempre i salesiani, la personalità di tutti i nostri ragazzi può essere compresa secondo questa triade: “mente, cuore, mano”.

Tutte le materie scolastiche, cioè, sono culturali, hanno un timbro culturale. Dipende, come per tutte, come si fanno, come si studiano, come si propongono.

Quindi da un lato la cultura in ambito scolastico va coniugata in tante lingue, e dall’altro le intelligenze dei nostri studenti sono tutte diverse e da rispettare.

Sapendo che lo sfondo educativo della scuola è la vita, perché la cultura è vita, ed il cammino conoscitivo non è, solamente, conoscitivo. Fatto di materie, di voti, di prove e di interrogazioni. Ma di anima, di ricerca, di dialogo, anche di confronto franco. Perché interessa la verità, non le nostre più o meno raffinate opinioni. E la verità “passa per ogni dove”.

Chi sono i ragazzi che si trovano al primo vero crocevia della loro vita? Sono i figli dei Millennials, cioè la generazione Alpha, come viene definita oggi, cioè coloro che sono nati dal 2010 in poi. Tutti diversi da noi, compresi dai loro genitori.

In passato la scuola si limitava a trasmettere conoscenze, valori, stili di vita. Col docente come autorità indiscutibile. Oggi non è più così, non può essere più così, perché il mondo è cambiato, e continua a cambiare.

Oggi la proposta di percorsi conoscitivi, culturali, educativi è chiamata ad incrociare le nuove domande, i nuovi talenti ed attitudini, le nuove aspettative dei ragazzi e delle ragazze. Per cui il bravo docente, le belle scuole sono quelle che curano il contesto di classe laboratoriale, non direttivo, per coinvolgere, motivare, appassionare, stimolare alla ricerca personalizzata. Il docente, dunque, non è più il possessore della verità del sapere, ma il suscitatore di coscienza e di condivisione. Anche perché molti apprendimenti non passano dalla scuola, e noi siamo sempre più consapevoli che siamo le relazioni che incontriamo. Di fronte, poi, alle nuove tecnologie, la scuola ha un compito grande, quello di aiutare educativamente i ragazzi a non sovrapporre gli strumenti con i fini, con quell’umanesimo che è sempre stato il fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico. Il quale punta sulle persone, non solo sulle performance competitive. Perché la vita è un fiorire, non un predeterminare il cammino di vita.

La scuola, dunque, unica modalità trasversale di incrocio di bambini e ragazzi nella nostra società, ha questo grande compito: cambiare il Paese attraverso le persone. Già questo valore dice tutta l’importanza del primo grande crocevia di vita dei nostri adolescenti. Accompagniamoli con fiducia, sapendo che saranno loro che avranno il compito, in una società che li vede piccola minoranza rispetto alle altre età della vita, di garantire a tutti un clima sociale sostenibile e possibilmente equo.

In una società che inneggia al “diritto all’odio”, la scuola invece si riserva il ruolo di “luogo dell’amicizia”, come ci hanno insegnato i classici. Quell’amicizia che potrà aiutare tanti di loro a vincere il rischio, tipico dei tempi nostri, della fragilità.