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Osservazione e professionalità docente

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La definizione e la costruzione di una professionalità docente rappresentano il tema centrale del miglioramento della scuola: al raggiungimento di tale miglioramento concorrono sicuramente tanti altri aspetti, di carattere strumentale o gestionale, ma la qualità di un sistema-scuola discende fondamentalmente dall’azione di docenti qualificati. Sarà quindi il caso di indagare su questo concetto di professionalità.

Il vocabolario Treccani ne dà la seguente definizione: Qualità di chi svolge il proprio lavoro con competenza, scrupolosità e adeguata preparazione professionale. Se per competenza intendiamo quella disciplinare e per scrupolosità la qualità di chi con responsabilità adempie al proprio dovere, risaliamo al docente preparato e diligente che su queste fondamenta svolge il suo lavoro di insegnante. L’adeguata preparazione professionale potrebbe raccogliere in sé tutti quegli aspetti metodologico-didattici e comunicativo-relazionali che concorrono alla qualità
finale dell’azione didattica per estendersi fino ad aspetti legislativi o etici. La distinzione dei tre aspetti non dovrebbe essere possibile: competenza disciplinare e senso del dovere non dovrebbero poter prescindere da un “essere docenti”, ma questi nessi non sono così scontati negli insegnanti di oggi. Vale allora forse la pena distinguere e indagare; vale la pena, soprattutto per i nuovi docenti, tentare di capire quale preparazione professionale sia necessaria; vale la pena osservare.

L’osservazione è infatti una delle modalità per riflettere sull’efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento. Il metodo qui proposto prevede una scomposizione degli aspetti che concorrono alla professionalità docente e il posizionamento del focus dell’osservazione sull’azione didattica. Dando per scontate competenze disciplinari e responsabilità nell’adempiere il proprio dovere, osservare scelte metodologico-didattiche compiute e soluzioni comunicativo-relazionali adottate potrebbe rappresentare un importante momento di crescita professionale.
Con riferimento alla definizione proposta di professionalità docente, basterà qui dire che il docente che osserva è un professionista nel senso più completo del termine. Non è inutile tuttavia la precisazione che la sua professionalità dovrebbe essere non solo agita, ma anche percepita, esplicitata e sempre criticamente rivisitata. E forse non sarà neanche superfluo sperare in una sua profonda consapevolezza della funzione che svolge e del valore che essa assume in un più generale contesto e momento storico.

Centrale diventa dunque il metodo di lavoro dell’osservatore. Qualche dubbio potrebbe essere sollevato sulla necessità di concordare modalità, tempi e attività con il docente da osservare: una volta stabilito che non si tratta di un momento di controllo o peggio di valutazione, non si capisce perché un’osservazione non possa essere una fotografia di una reale e spontanea attività professionale. Più proficuo sarebbe invece un confronto successivo per chiarire e spiegare elementi dello scenario non comprensibili con la sola osservazione. Non trascurabile è poi la questione della
quantità di osservazioni, considerato che qualunque indagine richiede diversi momenti di raccolta di dati e con continuità per essere attendibile. A chi obiettasse che l’osservazione non programmata e ripetuta potrebbe generare preoccupazioni o ansie, si risponderebbe facilmente che condividendo fin dall’inizio l’impostazione e soprattutto lo spirito di tale lavoro, si eviterebbero anzi le ansie da prestazione o le azioni artefatte che spesso si generano in seguito a scelte concordate.

Come l’osservatore rileva quanto osserva è il vero problema. Una selezione di strumenti per l’osservazione sembra fondamentale, ma con una necessaria premessa: l’osservatore insegna la stessa materia dell’osservato. La rilevazione di tipo narrativo, annotando quanto si osserva, permette di cogliere una pluralità di aspetti, certamente superiore rispetto alla quantità di dati che si possono raccogliere registrando la presenza o l’assenza di un determinato comportamento o compilando parti di una griglia predisposta. Anche da un punto di vista pratico, è più semplice
annotare in successione quanto accade invece di cercare a quale sezione di una griglia corrisponde quanto si sta verificando in classe. Inoltre la ricostruzione a posteriori, se non impossibile, sarà almeno difficoltosa nel caso della compilazione di parti di una griglia. Una scheda dovrebbe tuttavia essere nella mente se non nelle mani dell’osservatore perché un riferimento, possibilmente con solida base scientifica, è necessario per ricordare a se stesso cosa rilevare. La soluzione più efficace potrebbe essere quella di avere uno strumento appositamente predisposto dall’osservatore che si collochi in una posizione intermedia tra la griglia di osservazione elaborata sulla base di studi
scientifici e l’azione didattica, tra la teoria e la pratica. Una griglia in genere è un’astrazione che non distingue tra ordini di scuola o materie di insegnamento quindi l’osservatore dovrebbe considerare indicatori e/o descrittori in essa contenuti e darne un’interpretazione per la sua materia: dovrebbe risultarne una sorta di elenco di azioni attese possibilmente articolate per attività visto che stiamo supponendo che ne vada ad osservare una non precedentemente concordata.

L’osservatore dovrebbe solo registrare, ma anche su questo aspetto si potrebbe discutere. Le sue osservazioni, riflessioni, considerazioni sono fondamentali anche se resta da capire se sia meglio che arrivino in un secondo momento o se invece possano essere annotate durante la rilevazione. Difficile capire perché l’osservazione dovrebbe essere solo una registrazione; facile invece dire che un video o un osservatore qualunque potrebbero allora fare anche meglio di questo osservatore.

Resta infine l’aspetto cruciale dell’uso che si vuole fare dei dati rilevati. Sicuramente vanno condivisi nell’ottica di uno scambio e di un arricchimento professionale. Forse serve una preparazione dell’osservatore anche per questo momento. Forse, come si è fermato a elencare le azioni attese, dovrebbe fermarsi per verificare quante ne ha viste realizzate e riflettere da solo su cosa emerge da questo confronto. Come l’osservazione è più efficace quando è stata preparata, anche il confronto, che pure non può darsi da soli, può risultare più proficuo se preceduto da una
riflessione personale.

Quanto sin qui detto vale per un momento della vita professionale di un docente osservato che può essere inziale o anche intermedio. L’osservazione finalizzata ad acquisire una preparazione professionale è un’altra storia. Osservare un professionista per vedere come svolge la sua attività e riflettere su quello che si vede, confrontarlo con quanto studiato, ipotizzare soluzioni alternative, mettersi alla prova, non richiede il metodo sopra indicato, non è la stessa cosa. Il professionista in questo caso si lascia osservare e la sua professionalità si lascia conoscere.

Si va a bottega, si dovrebbe andare in più botteghe. E fortunati coloro che troveranno bravi maestri di bottega.

Assunta Minauda