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Patriarca e Patriarcato: solo la cultura può superare una istituzione vecchia come l’umanità

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La violenza contro le donne? Se si osserva bene rappresenta un fenomeno che troviamo in tutto il mondo e presso tutte le civiltà, anche quelle più isolate, considerato pure che le femmine hanno una funzione sociale importante nel campo riproduttivo. Infatti Neottolemo, il figlio di Achille, scagliò Astianatte, il figlio di Ettore, dalle mura di Troia ma portò con sè Cassandra. Stessa sorte toccò a tutti i guerrieri, l’uccisione, mentre a tutte le troiane di essere deportare come schiave o negli harem; e uguale destino aspettava alle femmine Yanomami o delle altre tribù amazzoniche, come racconta Ettore Biocca nel suo libro del 1967 (De Donato).

D’altra parte, fa notare il teologo Vito Mancuso, la parola “patriarcato” è composta da padre, da cui PadreNostro, DioPadre ecc., e dal suffisso “Arch-ein” che significa comandare o capo e dunque primo e dunque primeggiare che è l’obiettivo verso il quale tutti tendiamo e in tutti i campi: dalla scuola allo sport per raggiungere il premio e il primato. 

Questo, per dire che il concetto di patriarcato e di patriarca è antico, fa parte in qualche modo dell’essere umano ma pure, come dominio del femminile,  del mondo animale, considerato che, come faceva notare nei suoi libri  Folco Quilici, presso nessuna civiltà del globo esiste il matriarcato o comunque forme di potere in mano alle donne o dalle donne gestito.

Ma allora l’educazione, la cultura a cosa servono? Certamente hanno un loro valore straordinario. Il punto è però di fare in modo che questa cultura del rispetto e della pari dignità attecchisca come è giusto che attecchisca. Ma occorre che tutta la società si impegni verso questo obiettivo, a partire dai media e continuare con la politica e finire con la scuola a cui si addossano tutte le responsabilità. Si è mai sentito qualcuno non dire, di fronte anche al più lieve movimento sociale, che è colpa della scuola quel tale accadimento, perché non sa più educare?  

Inoltre, affermano ancora gli esperti, la cosiddetta ‘Generazione Zeta’ subirebbe una maggiore fragilità, anche a fronte della crisi di modelli culturali, familiari e istituzionali. E in modo particolare i maschi che troverebbero un punto di riferimento nella “sopravvivenza dei meccanismi culturali della diseguaglianza di genere”, sperimentando  “blocchi emotivi in seguito a vissuti rancorosi per il rischio della perdita della rassicurazione”. Una rassicurazione  che può dare il “possesso” di un’altra persona, per cui la possibile perdita metterebbe in moto meccanismi di gelosia. E dunque azioni anche violente.  

Di sicuro, tuttavia, il dibattito, dopo tanti femminicidi non si esaurisce e ciascuno avrà una propria visione del fenomeno che sta interessando l’Italia in questi giorni, ma che riguarda anche nazioni civilissime come l’Olanda o la Germania o la Svezia. 

Questi riferimenti geografici per dire che quel “patriarcato” con cui avevamo aperto la nostra riflessione macina ancora rancore contro chi lo vuole togliere o uccidere, come avrebbe fatto, ma al contrario, Oreste uccidendo la mamma, Clitennestra. Per Friedrich Engels infatti con quel matricidio l’uomo avrebbe ripreso il potere toltogli dalle femmine. Un altro mito dei greci, insomma, per spiegare tragedie antiche come l’umanità sofferente e sbandata.