Pensioni, tutelare gli attuali 60enni costretti già dalla riforma Fornero a lasciare 6 anni dopo

“L’intervista del Presidente dell’Inps Tito Boeri, apparsa oggi su Il Sole 24 Ore, è mossa da un presupposto inesistente che la rende totalmente inutile”.

Lo dicono Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate dal responsabile dell’Istituto di previdenza nazionale al quotidiano economico.

Per Damiano e Sacconi, i problemi da affrontare sono due: introdurre in modo più graduale l’innalzamento dell’età per accedere la pensione di vecchiaia, in modo da salvaguardare gli attuali 60enni, già penalizzati dalla riforma Fornero con un innalzamento brusco di sei anni dell’età pensionabile; trovare delle modalità previdenziali più favorevoli, soprattutto per l’assegno pensionistico che percepiranno, riguardante le nuove generazioni lavorative.

 

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“Non abbiamo proposto la cancellazione del collegamento tra età di pensione ed aspettativa di vita – continuano Sacconi e Damiano – ma solo la sua rimodulazione temporale per alleggerire l’allungamento dell’età lavorativa, di circa sei anni, sulla generazione già adulta all’atto dell’approvazione della riforma Fornero e per aprire, nel frattempo, una più generale riflessione su un sistema previdenziale disegnato nel presupposto del vecchio mercato del lavoro che garantiva stabilità e continuità nei percorsi occupazionali”.

“Il sistema oggi – continuano i presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato – penalizza soprattutto le giovani generazioni che avranno la certezza di andare in pensione a quasi 70 anni“.

“Siamo ben consapevoli delle esigenze di sostenibilità nel lungo periodo per cui ci confronteremo, numeri alla mano, con il governo nelle sedi parlamentari”, concludono Damiano e Sacconi.

Nei giorni scorsi, i due avevano inviato un appello ai parlamentari sulla “necessità di un rinvio strutturale dell’adeguamento dell’età di pensione all’aspettativa di vita, che altrimenti la porterebbe a 67 anni a partire dal 2019, almeno in termini tali da introdurre una maggiore gradualità”.

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Alessandro Giuliani

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