
Riceviamo e pubblichiamo il contributo del dott. Giuliano Coan, consulente pensionistico dellâAssociazione Nazionale Presidi:
La pensione è parte essenziale del futuro dei nostri giovani, è la serenitĂ dovuta dopo una vita di lavoro, è il riconoscimento di un percorso faticoso da parte della societĂ che si riversa inesorabilmente sulla qualitĂ della vita personale e familiare. Soprattutto è dâobbligo sapere e credere che la pensione non segni lâinizio della vecchiaia e dellâinutilità ⌠anzi⌠è piĂš facile essere disponibili e utili in qualsiasi settore compreso quello professionale, qualora rimanesse una passione… qualora ci fosse la meritata serenitĂ e la dignitosa esistenza che comincia oggi⌠non tra 40 anni!
Comâè noto si possono riscattare ai fini pensionistici la laurea e titoli a essa equiparati, dottorati, diplomi universitari e corsi di specializzazione.
Il periodo è riferito alla durata legale del corso di studi dal momento dellâiscrizione, ma il riscatto può riguardare anche solo un periodo parziale del corso di laurea o di titoli che siano stati effettivamente conseguiti in un periodo non coperto da contribuzione.
Sono valide anche le lauree ottenute allâestero (se riconosciute in Italia), quelle in teologia o in altre materie ecclesiastiche purchĂŠ conferite da facoltĂ riconosciute dalla Santa Sede.
Il riscatto della laurea può essere chiesto anche da chi ancora non lavora e non è iscritto ad alcuna forma previdenziale.
In tal caso, il contributo da riscattare per ogni anno, è pari allâimporto derivante dallâapplicazione del 33% allâimponibile minimale per artigiani e commercianti di circa 15.000 euro per il 2020.
Esempi
Se un neolaureato non ancora occupato, producesse allâInps unâistanza di riscatto del corso di laurea della durata di quattro anni, il costo complessivo sarebbe di circa 20.000 euro che corrisponde a una rata mensile di quasi 167 euro per dieci anni a prescindere dal reddito che percepirĂ in futuro. Se invece, la richiesta di riscatto fosse formalizzata dopo lâinizio dellâattivitĂ lavorativa il costo sarebbe calcolato sulla base della retribuzione goduta al momento della domanda che, sarebbe senza dubbio maggiore del suindicato importo minimale.
LâInps accantona il cosiddetto montante contributivo di 20.000 euro e lo rivaluta di anno in anno secondo dei coefficienti Istat che fanno riferimento allâandamento dellâeconomia nazionale (inflazione + Pil). AllâetĂ del pensionamento, tale montante, cosĂŹ rivalutato, sarĂ convertito in rendita applicando un coefficiente la cui entitĂ dipende dallâetĂ del pensionamento indipendentemente dal sesso del lavoratore.
Oltre ad incidere sulla misura, la laurea riscattata ha valore ai fini del raggiungimento dei requisiti contributivi per lâaccesso alla pensione anticipata riducendo in tal modo lâattivitĂ lavorativa di un periodo pari a quello riscattato.
Il contributo è detraibile dallâimposta dovuta dai soggetti cui lâinteressato sia fiscalmente a carico, nella misura del 19 per cento, e diventa totalmente deducibile qualora lo stesso andrĂ a percepire un reddito personale tassabile.
Le statistiche rappresentano che sempre meno italiani sfruttano la possibilitĂ di anticipare e incrementare la pensione riscattando gli anni di studio.
Eâ evidente che per molti non sono chiari i meccanismi e lâopportunitĂ di tale operazione non essendo correttamente informati. Le future normative pensionistiche sicuramente cambieranno nei prossimi 30-40 anni. Ă probabile che si andrĂ in pensione in etĂ piĂš avanzata, in linea del resto con la longevitĂ che cresce (quasi 81 anni per gli uomini e 85 per le donne, rilevazione 2019).
Gli anni riscattati saranno usati per il conteggio degli anni necessari a maturare lâanzianitĂ lavorativa, che sarĂ sempre comprensiva degli anni di lavoro piĂš quelli riscattati e quindi con il conseguente maggior montante. Lo Stato non ha tradito e non tradirĂ chi acquisisce diritti ufficiali. La storia insegna che fino ad ora chi ha riscattato ha avuto sempre ragione e solo in etĂ avanzata il lavoratore si accorge e si rende conto dei vantaggi ottenuti mentre affiorano rimpianti e rincrescimenti da parte di chi non lo ha fatto o ha rinunciato.
Forse è naturale che un giovane neo-laureato non pensi alla pensione, ma occorre che conosca lâimportanza e la delicatezza di un momento che arriverĂ , almeno che sappia di essere a un bivio.
Câè chi consiglia di affidare lâequivalente capitale a un Fondo pensione rispetto alla possibilitĂ del riscatto in parola.
Se si è di fronte a questo bivio, bisognerĂ ben ponderare la scelta analizzando a fondo i punti di forza e debolezza tra le due soluzioni. La scelta deve essere ragionata e consapevole per non â cadere â nei meandri del pressappochismo, della superficialitĂ , del sentito direâŚ. costa troppo⌠non conviene!
Gli Enti Previdenziali non prevedono costi di caricamento e di gestione e il rendimento è collegato a un tasso predefinito.
Nei Fondi il rendimento è aleatorio e oltre che dalla rischiosità del sistema dei mercati finanziari, dipende anche dalla bravura dei gestori con conseguenti costi della gestione e assicurativi per la rendita.
Un vantaggio dei Fondi pensione è la possibilità di ottenere un anticipo del versato dopo otto anni e il contributo del datore di lavoro.
Infine, riguardo ai coefficienti di conversione in rendita, lâEnte previdenziale non fa differenza tra uomo e donna, questo costituisce un gran vantaggio negato invece alle donne dagli erogatori di pensioni integrative private.
In pratica applicando i coefficienti sulla mortalitĂ , la donna prenderĂ meno perchĂŠ vive di piĂš e lâuomo prenderĂ di piĂš perchĂŠ vive meno.