Categorie: Estero

Per il Times la comunità islamica non collabora contro il terrorismo

Il dato, scrive il Times, alimenta i dubbi, e nell’estrema destra conferma la loro certezza, che la comunità musulmana si stia rifiutando di fornire alla polizia quegli elementi utili a prevenire attentati terroristici in un Paese già colpito al cuore con gli attenti di Londra del 7 luglio 2005 o la decapitazione in pieno giorno del caporale Lee Rigby il 22 maggio 2013 sempre nella capitale britannica.

Secondo il quotidiano conservatore, riporta Il Sole 24 Ore, il fallimento del sistema di prevenzione è fallito anche perchè è stato percepito come una sorta di «caccia alle strega maccartista in cui i membri della comunità sono incoraggiati a vendere i loro vicini o anche i loro compagni di scuola alla polizia».

Questo mese la comunità islamica ha formalmente annunciato che boicotterà il programma di prevenzione; lo stesso intende fare i leader musulmani di Newham, denunciandolo come un sistema di «spionaggio dei nostri giovani».

I musulmani britannici stanno boicottando il programma chiave del governo contro la «radicalizzazione» dei loro membri, a partire dai giovani, processo che rappresenta il primo passo verso l’adesione a Isis o ad altri gruppi terroristici.

Lo dimostrano – riferisce il Times – i dati sulle segnalazioni presentate nei primi sei mesi del 2015 al programma di prevenzione degli atti terroristici organizzato dal governo: in totale sono state 3.288 e solo l’8,6% (280) provenivano da membri dalla comunità musulmana.

Il resto è stato fatto dalla stessa polizia, dalle scuole, dalle prigioni o dal servizio sanitario nazionale. Il tutto quando il livello di allerta terrorismo è «grave» ossia un attentato è considerato «estremamente probabile», solo una gradino sotto l’attacco in corso.

A complicare l’azione, riporta Il Sole 24 ore, anche i grossolani errori come quello risalente allo scorso maggio quando ad un adolescente musulmano di 14 anni, il quale, dopo aver discusso in classe del movimento ambientalista, due settimane dopo è stato prelevato dalla classe e gli è stato chiesto se apparteneva ad Isis. Il tutto da un funzionario per la protezione dei minori cui i genitori hanno fatto causa perchè il figlio, dopo l’inopportuno intervento, è rimasto «spaventato e preoccupato» di eventuali conseguenze solo per aver espresso la sua opinione.

E del programma per prevenire la radicalizzazione dei giovani c’è bisogno se, sempre stando alle cifre fornite dalla polizia, alla fine di ottobre c’erano stati 1.355 ragazzi sotto i 18 anni `segnalati, al sistema ´Prevent’ contro i 466 di tutto il 2014. Indice che il rischio radicalizzazione, anteprima dell’adesione a Isis, è reale.

Pasquale Almirante

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