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Picchiato da un genitore per una nota in Puglia, ora insegna al Nord: prezzo da pagare per una vita professionale dignitosa

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In molti ricordano la storia del docente Vincenzo Amorese di un istituto di Bari, salito agli onori della cronaca del settembre del 2022, quando venne picchiato da un genitore dopo aver messo una nota ad una studentessa. A distanza di quasi due anni dai fatti, il quotidiano La Repubblica si è messo in contatto con lui.

“Ora insegno in una scuola degna di essere chiamata tale”

L’uomo ha lasciato la Puglia e ora insegna al Nord Italia. “Ho deciso di lasciare la Puglia e tornare a vivere a Bergamo, ora sono sereno perché insegno in una scuola degna di essere chiamata tale”, ha detto. L’uomo è stato picchiato e preso a schiaffi dall’uomo, imparentato, a quanto pare, con un clan mafioso, davanti agli altri studenti.

Accompagnato dall’avvocato il docente si è presentato in Tribunale e si è costituito parte civile, mentre non lo ha fatto la scuola nonostante al 26enne (e all’amico 31enne che lo ha accompagnato) venga contestato, oltre al reato di lesioni aggravate, anche quello di interruzione di pubblico servizio.

Il contenzioso con la dirigente scolastica

“E’ stata una vicenda gestita in maniera pessima dalla dirigente scolastica, una montatura ordita a mio danno per suffragare la tesi improbabile sostenuta dall’alunna a cui avevo messo la nota. La cosa più grave è stato l’atteggiamento della preside, che mi ha diffamato pubblicamente con le dichiarazioni fatte sui media a livello nazionale in cui faceva intendere che io non mi comportassi bene con gli studenti”, ha detto la vittima. Ricordiamo che la madre della ragazza aveva presentato una denuncia nei confronti del prof, ipotizzando atteggiamenti poco consoni nei confronti delle studentesse. L’inchiesta è stata poi archiviata.

“Non ci siamo mai più visti né parlati. Dopo l’aggressione io ho avuto alcuni giorni di malattia, poi ho chiesto un congedo e ho lasciato quella scuola. Ho provato ad insegnare in un istituto del mio paese per poter restare in Puglia, dove vive tutta la mia famiglia e dove ho le mie radici ma c’era possibilità solo come insegnante di sostegno e, alla fine, ho chiesto di tornare al Nord portando con me mia moglie e mio figlio. Adesso sono sereno nonostante in Puglia abbia lasciato parenti e amici. La solitudine è il prezzo da pagare per avere una vita professionale dignitosa, a quanto pare. Quella in cui insegnavo non è una scuola degna di essere definita tale”, ha aggiunto con amarezza.

“Nessuno ha manifestato solidarietà ma devo dire che quando sono stati ascoltati dalla polizia sono stati corretti e hanno negato che avessi avuto atteggiamenti scorretti nei loro confronti”, ha concluso.

Anche il resto del corpo docente, a quanto pare, non si è sbilanciato. Viste le dichiarazioni fatte dalla preside, l’Ufficio scolastico ha valutato l’opportunità di aprire un procedimento disciplinare nei confronti del professore Amorese, ma le indagini della Squadra mobile hanno chiarito presto che nella vicenda lui era la vittima. Il docente ha, a sua volta, presentato un esposto all’Usr affinché si valutasse la legittimità dell’operato della dirigente ma non sa se ha avuto seguito. Nei confronti della preside era stata presentata anche una querela.