Home Didattica Più didattica laboratoriale per recuperare in matematica

Più didattica laboratoriale per recuperare in matematica

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L’Ocse in un focus  indaga i motivi delle scarse performance dei 15enni in matematica, scoprendo che il problema non riguarda solamente le competenze, ma anche le loro attitudini.

Chi ha difficoltà, infatti, mostra anche minore perseveranza e si scoraggia più facilmente di fronte agli ostacoli, convinto che un maggiore impegno nello studio sia improduttivo. E in tal senso le attività al di fuori dell’orario scolastico possono aiutare molto gli studenti a recuperare l’interesse nella materia: un fronte sul quale, però, secondo l’Ocse l’Italia deve ancora lavorare.

Secondo i dati Pisa 2012 a livello mondiale più di un 15enne su 4 (il 28%) ha carenze in almeno una delle competenze scolastiche di base, matematica in primis (23%).

Con l’Italia che, nonostante un miglioramento rispetto alle precedenti edizioni del test, registra ancora scarse performance per il 25% dei giovani, soprattutto a causa delle troppe assenze e dello scarso impegno nei compiti a casa.

«I ragazzi vanno male in matematica perchè sono lasciati soli e si scoraggiano – dicono gli esperti Ocse – e anche perchè sono influenzati da una percezione sociale generale secondo la quale la matematica è riservata ai pochi che la sanno fare e chi non è capace non può recuperare».

Secondo loro, riporta Il Sole 24 Ore, «è essenziale dare a questi ragazzi più possibilità, usando il tempo extra scolastico per attività didattiche e laboratori organizzati dalle scuole che possono aiutare a recuperare interesse e fiducia, a patto, però, che non si tratti di corsi “di recupero” rivolti esclusivamente ai ragazzi con voti bassi, perchè possono apparire punitivi».

 

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In tal senso, le differenze tra i vari paesi presi in considerazione dal focus Pisa Ocse sono sensibili: la classifica dei paesi dove le attività extracurricolari di matematica contribuiscono ad aumentare l’interesse degli studenti è dominata da Cina, Australia e Corea, mentre l’Italia precipita nella parte bassa della lista, ben al di sotto della media Ocse. Segnale che, con tutta probabilità, il nostro Paese deve ancora trovare la formula giusta per rendere i corsi più funzionali al recupero delle lacune.