Home Attualità Portogallo, sistema scolastico paralizzato per la scia di proteste della scorsa settimana

Portogallo, sistema scolastico paralizzato per la scia di proteste della scorsa settimana

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Lo scorso sabato decine di migliaia di lavoratori, professionisti ed autonomi sono scesi in piazza a protestare per via delle limitate ed insufficienti misure economiche adottate contro l’inflazione ed a favore del welfare delle classi lavoratrici. In prima linea uno tra i settori più colpiti, quello dei lavoratori della scuola e dei docenti, a richiamare l’attenzione sulle tematiche sociali, sullo stato cancrenoso del sistema scolastico, sui limitatissimi investimenti a quest’ultimo dedicati, sulle procedure concorsuali a rilento, sulla scarsità di personale qualificato che induce ad una forte e sentita anzianità del corpo docente attualmente in servizio. Al centro delle proteste anche la questione mobilità, dovuta alla recente riorganizzazione interna ed all’assegnazione dei posti sulla base delle carenze di organico rilevate.

Le proteste in corso: bloccate le principali arterie stradali di Porto e Lisbona

Decine di migliaia di insegnanti sono scesi sabato per le strade di Lisbona in una delle più grandi proteste in Portogallo degli ultimi anni, mentre il governo socialista affronta un’ondata di malcontento per la crisi del costo della vita dovuta ai rincari dell’energia per la scarsità di commodities che sta colpendo da vicino il continente. Il sindacato-ombrello FENPROF, il quale conta il numero di iscritti più elevato della penisola iberica, ha rilanciato ed organizzato le proteste dell’ultima settimana. L’organizzazione in una nota pubblicata sulle proprie pagine social, ha dichiarato di aspettarsi che più di 100.000 persone prenderanno parte alla protesta. Non ancora stimata, secondo i dati disponibili la presenza delle forze di polizia a contenimento delle eventuali tensioni. È stata la terza volta in meno di un mese che insegnanti e lavoratori scolastici hanno tenuto manifestazioni di massa in tutto il paese. Gli insegnanti nella scala salariale più bassa, relazionata all’anzianità, al ruolo ed all’avanzamento di carriera, guadagnano circa 1.100 euro al mese; i docenti con maggiore esperienza, anche al termine di una prestigiosa carriera, non raggiungono i 2000 euro mensili. Il ministro dell’Istruzione Joao Costa, alle prese con un sensibile calo di popolarità soprattutto tra i suoi elettori, ha dichiarato che sono in corso trattative con i sindacati del comparto scuola e che sperano di raggiungere presto un accordo definitivo circa un adeguamento salariale ed una progressione più rapida circa l’avanzamento di carriera.

E in Italia?

Il Portogallo è uno dei paesi meno avanzati e con meno reddito PPA pro-capite dell’Europa occidentale, con dati governativi che mostrano che oltre il 50% dei lavoratori ha guadagnato meno di 1.000 euro al mese nel 2022, con un salario minimo che si assesta sui 760 euro al mese. Il più grande sindacato del Portogallo, il CGTP, giovedì ha tenuto numerose proteste e scioperi in tutto il paese contro l’aumento dei prezzi e ha esortato il governo ad aumentare la retribuzione dei lavoratori in generale, vista la crisi economica (e sociale) generata dal caro-vita in corso. Nel Belpaese si è svolta un’azione di sciopero, come descritto da numerosi articoli de La Tecnica, mossa da USB lo scorso 10 febbraio. Tra i punti salienti delle proteste figurano il mancato reintegro dell’organico COVID, la non pervenuta stabilizzazione dei docenti risultati vincitori dei concorsi datati 2020, le condizione complesse se non terribili di lavoro, in aule sovraffollate site in edifici mal manutenuti per uno stipendio poco dignitoso.