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Primo ciclo dell’istruzione: una verifica dell’applicabilità della riforma Moratti

Lo ha detto il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni in margine ad un incontro in una scuola romana in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno scolastico e continuando quella campagna di ascolto che, iniziando dalla Calabria, sta conducendo in centinaia di scuole italiane.
“Abbiamo creato un gruppo di lavoro – ha detto testualmente il Ministro – con lo scopo di dare dignità alla scuola, cioè verificare che i vari istituti della riforma Moratti, il Tutor, il Porfolio, ecc. siano applicabili senza creare difficoltà e rigetto nelle scuole”.
“Il gruppo – ha precisato il Ministro – dovrà consegnare le risultanze nel più breve tempo possibile. Se i vari istituti non saranno giudicati applicabili, agiremo di conseguenza”. È fin troppo prevedibile l’azione conseguente.
Un modo abbastanza democratico di affrontare lo spinoso problema della riforma imposta dall’alto, ma sicuramente diverso, rispetto a quello adottato per… stoppare la riforma del secondo ciclo, per demolire la riforma Moratti.
Non è pensabile, infatti, che dal gruppo di lavoro possa essere espresso parere positivo sulle innovazioni imposte senza il consenso degli insegnanti, dei dirigenti scolastici, delle organizzazioni sindacali e di categoria, degli enti locali, delle associazioni dei genitori e che tanto dibattito hanno acceso in questo ultimo quinquennio.
Stoppata con l’abolizione del decreto che avviava la sperimentazione del sistemi dei licei, non si può non condividere l’idea di verificare la riforma del primo ciclo dell’istruzione a patto, ovviamente, che il gruppo di lavoro – la cui composizione dovrebbe essere trasparente, contrariamente ai vari gruppi che hanno agito in passato  – dimostri competenza e capacità per ridare alla scuola quella dignità che recentemente è stata negata, ma soprattutto filtrando l’innovazione attraverso il paradigma culturale e pedagogico.
Più specificatamente: tornando a parlare di scuola e non di azienda, di alunni e non di clienti, di maestri e di professori e non di docenti, ecc. 
Il gruppo di lavoro, in definitiva, dovrà essere in grado di dimostrare, consegnando gli esiti della sua attività al Ministro, e avanzando, le proposte, di aver saputo metabolizzare il dibattito, tante volte acceso, di questi ultimi anni e di aver fatto tesoro delle osservazioni che di volta in volta sono venute dalle riviste della scuola, senza tralasciare di suggerire al ministro taluni passaggi fondamentali quali un’ampia consultazione tra gli insegnanti, una fase di sperimentazione nella prassi scolastica, una verifica della sperimentazione e, infine, solo infine, l’implementazione delle innovazioni.
 
Giuseppe Guzzo

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