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Protocollo d’intesa tra Mim e Istituto nazionale “Parri”. Ma i ragazzi sanno chi era Ferruccio Parri?

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Nello scorso mese di luglio è stato firmato un Protocollo d’intesa, di durata triennale, tra il Ministero dell’Istruzione e del merito e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

Attraverso l’intesa sottoscritta, il Ministero e l’Istituto nazionale Parri intendono promuovere un esercizio consapevole dei diritti-doveri di cittadinanza attraverso attività caratterizzanti la Storia del Novecento e in particolare le radici storiche della Costituzione

Il Mim e l’Istituto Parri “promuovono lo sviluppo delle competenze in ambito storico-sociale per un esercizio consapevole dei diritti-doveri di cittadinanza attraverso attività di ricerca-azione su aspetti caratterizzanti la Storia del Novecento e la dimensione della contemporaneità, quali in particolare le radici storiche della Costituzione, i processi di formazione della Repubblica Italiana”. L’Istituto Ferruccio Parri è disponibile a realizzare percorsi formativi su specifiche tematiche a sostegno della didattica della Storia contemporanea e dell’Educazione civica. Inoltre, si impegna a predisporre materiali didattici anche digitali da mettere a disposizione delle Scuole polo per la formazione di docenti e studenti e a proporre interventi nelle scuole, con riferimento ad esempio alla ricerca storiografica riguardante Cittadinanza, Costituzione e storia della Repubblica.

Per la realizzazione delle attività, il suddetto Istituto predispone per ciascun anno scolastico un “Piano di lavoro e di proposte” condiviso con gli Istituti associati (Rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea), che viene adottato e declinato in ambito regionale dall’Ufficio scolastico competente e dagli stessi Istituti associati di riferimento per la sua successiva messa a disposizione delle singole istituzioni scolastiche e delle Reti di scuole.

Ma gli alunni sanno chi è Ferruccio Parri, che ruolo ha avuto nella storia italiana, nella lotta di Resistenza al nazi-fascismo, nel panorama politico italiano del dopoguerra? Dubitiamo che siano molti i ragazzi che ne siano a conoscenza (…sopraffatti dalla richiesta di “competenze”!).

La figura di Ferruccio Parri, antifascista e capo partigiano durante la Resistenza e la liberazione dal nazi-fascismo. Fu leader del Partito d’Azione e in seguito lo rappresentò nel Comitato di liberazione nazionale, poi presidente per diversi anni del movimento Sinistra Indipendente

Ferruccio Parri (nato nel 1890 e morto nel 1981), antifascista e capo partigiano durante la Resistenza e la liberazione dal nazi-fascismo, nel periodo del regime fascista dovette lasciare il ruolo d’insegnante per non aver preso la tessera del Partito fascista, necessaria per svolgere la professione. Sospettato dunque di attività antifascista, subì percosse e successivamente fu condannato prima a 10 mesi di carcere e poi a 5 anni di confino. Con la costituzione dei primi gruppi di partigiani, divenne capo del Partito d’Azione e in seguito lo rappresentò nel Comitato di Liberazione Nazionale (Cln). All’inizio del 1945 Parri fu arrestato a Roma dalle SS e tradotto successivamente nel carcere di Verona, dove aveva sede il Tribunale speciale della Repubblica di Salò, prima della Liberazione del 25 aprile 1945.

Acclamato all’unanimità segretario del Partito d’Azione nel dicembre del 1945, Ferruccio Parri guidò il partito al congresso del febbraio successivo, caratterizzato dallo scontro fra le due correnti dette “radicali” e “socialisti”. Parri e Ugo La Malfa uscirono dal partito, dando vita alla Concentrazione Democratica Repubblicana, che si presentò alle elezioni politiche del 2 giugno 1946 con una propria lista e nello stesso anno, a settembre, la Concentrazione Democratica Repubblicana confluì nel Partito Repubblicano Italiano.

A partire dalla fine degli Anni Sessanta fu presidente per diversi anni del movimento Sinistra Indipendente, che si caratterizzò per essere un gruppo aperto a personalità provenienti dalla Resistenza ma di diversa estrazione politica, religiosa e sociale, in posizione di alleanza critica in particolare con il Pci.

Parri fu il primo presidente del Consiglio in epoca postbellica (anche se ancora c’era il Regno d’Italia, quindi prima del referendum del 2 giugno 1946), proposto perché considerato una personalità intermedia fra le forze di sinistra e quelle centriste presenti nel Cln

Ma pochissimi sanno che Ferruccio Parri fu il primo presidente del Consiglio in epoca postbellica, anche se ancora c’era il Regno d’Italia, quindi prima del referendum indetto per il 2 giugno 1946, che sancì la vittoria della Repubblica in Italia; oltre a determinare la nuova forma istituzionale dello Stato, i cittadini italiani in quella circostanza elettorale scelsero anche i componenti dell’Assemblea Costituente che doveva redigere la nuova Carta costituzionale.

A parte l’approvazione dei primi provvedimenti economici per far uscire il Paese dalla situazione post-bellica, Parri varò la Consulta Nazionale, una sorta di Parlamento scelto dai vari partiti in attesa di libere elezioni e istituì il Ministero per la Costituente con il compito di preparare la convocazione dell’Assemblea Costituente e di predisporre gli elementi della nuova Costituzione.

Il nome di Parri per la presidenza del Consiglio era stato proposto perché considerato una personalità intermedia fra le forze di sinistra e quelle centriste presenti nel Comitato di liberazione nazionale. Ma proprio la eterogeneità dei partiti presenti nel Cln che lo sostenevano mise in crisi quel governo e Parri si dimise nel novembre 1945.

Una figura di alto profilo ma poco nota agli studenti, in una fase in cui si tende a privilegiare le “competenze” a discapito delle stesse conoscenze. Ma senza conoscenze le competenze si riducono spesso purtroppo solo a “manovalanza intellettuale”, priva di “pensiero critico” ma utile al sistema neoliberista

Pochissimi studenti (e forse non solo loro) conoscono questi fatti, ma si sa oggi si privilegiano da parte di molti le “competenze” a discapito delle stesse conoscenze; solo che senza conoscenze le competenze si riducono spesso però soltanto a “manovalanza intellettuale”: d’altra parte utile a un società neoliberista a cui non serve formare cittadini liberi, con senso civico e con spirito critico bensì futuri cittadini asserviti, manipolabili (mediante l’utilizzo della propaganda o attraverso il “controllo” dell’informazione, o spesso ricorrendo alla tecnica di non fornire alcune notizie magari ritenute “scomode”), sfruttati e possibilmente – tranne che in comparti di lavoro dove servono profili professionali elevati – “ignoranti” (la conoscenza induce al ‘pensiero critico’), ma “competenti” a soddisfare le necessità di multinazionali e altri settori finanziari, verso cui molti politici sono riverenti strumenti.