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Prove Invalsi 2019, studenti “ignoranti”. Bussetti preoccupato: ora valutiamo anche docenti e presidi

I risultati del Rapporto Invalsi 2019 evidenziano “innegabili motivi di preoccupazione”, soprattutto per alcune aree del Paese: a dirlo è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, alla presentazione dei dati delle prove Invalsi oggi, 10 luglio, alla Camera.

La valutazione standardizzata anche per i docenti e le scuole

“L’Invalsi – ha detto il responsabile del Miur – è uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del nostro lavoro, con consente di analizzare eccellenze e criticità del sistema per realizzare azioni puntuali ed efficaci”.

“Come ministero, siamo convinti dell’importanza della valutazione standardizzata degli apprendimenti che però si deve integrare e affiancare all’insostituibile ruolo della valutazione dei docenti. Dobbiamo portare avanti la valutazione delle attitudini mettendo al centro gli studenti e le loro potenzialità. La scuola deve formare individui autonomi e liberi, cittadini responsabili e consapevoli. Credo sia un obiettivo sul quale abbiamo lavorato. Quest’anno l’illustrazione dei risultati Invalsi presenta motivi di novità e interesse”.

Coinvolgere tutta la comunità scolastica

“Oltre ad alcuni innegabili segnali di preoccupazione, i risultati contengono anche alcune tendenze incoraggianti e spunti di immediato intervento migliorativo”, ha aggiunto Bussetti commentando le risultanze dei test Invalsi.

“La valorizzazione del sistema nazionale di valutazione, di studenti, scuole, docenti, dirigenti scolastici, è una delle priorità strategiche che ho individuato nell’Atto di Indirizzo politico per il 2019″.

“Per legare un buon sistema di valutazione degli apprendimenti al miglioramento del sistema di istruzione – ha continuato – è fondamentale coinvolgere tutta la comunità scolastica affinché si senta protagonista, in piena collaborazione con le famiglie e gli studenti. Ed è quello che stiamo facendo, con l’obiettivo di proporre eventuali regolazioni del Sistema Nazionale di Valutazione”.

L’Invalsi aiuta il sistema scuola

Perché “la scuola – ha detto ancora – deve tornare a essere veicolo primario affinchè sia realmente possibile un ‘ascensore sociale’”.

I risultati dei test Invalsi, inoltre, per Bussetti “dovranno contribuire a livelli elevati di qualità del sistema scolastico, soprattutto nelle aree che non sempre raggiungono risultati soddisfacenti”.

Il ministro ha ricordato di aver attuato “misure importanti per far fronte al divario territoriale e continueremo in tal senso: abbiamo stanziato 50 milioni per il contrasto alla povertà educativa, oltre 35 milioni nel Piano per la scuola digitale, 100 milioni per nuovi Laboratori all’avanguardia e per biblioteche e 20 milioni per la formazione dei docenti; infine 4 milioni per scuole situate in aree a rischio per contrastare la dispersione”.

Alessandro Giuliani

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