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Quale scuola dopo la crisi? La Flc siciliana a convegno mette a nudo le mille problematiche della scuola

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“Quale scuola dopo la crisi? La dirigenza scolastica tra nuovi scenari e vecchi problemi”: la Flc-Cgil siciliana si interroga a Pergusa in un convegno di due giorni, 25 e 26 agosto,  intorno a queste tematiche che certamente mettono in crisi tutta l’impalcatura su cui la scuola si è retta, mentre si vorrebbe ancora trovare la bussola per non perdersi tra i meandri di una politica speso distratta, se non colpevole, sull’istruzione. 

Ad aprire i lavori della prima giornata, Paolo Italia, segretario regionale della Flc Sicilia che ha illustrato il piano generale attorno al quale il convegno intenderebbe procedere e poi Katia Perna, dirigente scolastico e della segreteria regionale del sindaco.

Quindi l’avvio della “Tavola rotonda” dal titolo:” La scuola pubblica nel Pnrr: risorse e strategie”. 

Il primo intervento è toccato alla già ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina che ha toccato tutti i punti più importanti relativi alla problematica, puntualizzando tuttavia come l’istruzione debba ritornare ad essere un effettivo ascensore, dando a tutti le pari opportunità. Da qui pure l’utilizzo dei fondi del Pnrr al fine di recuperare le disuguaglianze fra gli alunni e anche nelle strutture scolastiche e negli ambienti di apprendimento. Scuole sicure e belle, insieme alla creazione di asili per liberare le donne e per un sano sviluppo dei ragazzi. Non bisogna in ogni caso mai dimenticare, ha sottolineato Azzolina, di lavorare sul personale cha ha necessità di supporti, ma pure di gratifiche.

Articolato, profondo e variegato di spunti di dibattito, l’intervento di Giovanni Carlini, vicepresidente nazionale di Proteo Fare Sapere. Fra le tante proposte quella di avviare il concorso per Dirigente Tecnico e di fornire agli uffici della scuola altro personale, considerati i nuovi carichi di lavoro; e poi diminuire le reggenze dei presidi, che hanno raggiunto la quota di oltre 1000, assegnando dunque un dirigente per ogni scuola. Altro tema quello della digitalizzazione che non può riguardare l’unico obiettivo della formazione die professori. Ma problema dei problemi la mancata attuazione delle grandi riforme di cui la scuola ha bisogno, compreso la firma del nuovo contratto di lavoro. 

Sul versante pedagogico l’intervento del prof Pietro Lucisano: nel Pnrr manca la visione del cambiamento della scuola, mentre le due grandi riforme che l’hanno riguardata sono riferibili alla riforma Casati e alla scuola Media. Dopo di che solo interventi di scarso valore, spesso rifacimenti, quando anche tagli indiscriminati e raffazzonati che hanno causato danni notevoli.

Insieme a questo grande problema, le spese per l’istruzione non bene equilibrate fra Nord e Sud. Il Meridione infatti deve fare i conti con carenze di strutture che alla fine fanno la differenza di risultati e dunque di avvio al lavoro dei giovani. Critico il prof Lucisano sui test Pisa e Invalsi.

A tirare le somma il preside Francesco Pignataro che ha puntato il dito su una questione assai rilevante: la scuola come luogo di scontro politico, cosicché a ogni nuovo governo che si succede si interviene sulla base della propria ideologia politica. E poi il grande tema delle disuguaglianze, mentre i presidi stanno assumendo funzioni che appartengono ai vari Uffici provinciali e regionali. Da portare avanti in ogni caso, ha puntualizzato Pignataro, la scolarizzazione precoce. 

Nel corso della prima giornata, a parte questi già descritti, tanti i temi affrontati: dal precariato ai concorsi, dalla reggenze al personale Ata, e su cui il sindacato intende portare avanti le lotte e le istanze dei lavoratori, mentre si paventano gli scenari futuri con le nuove elezioni, sia nazionali che regionali, nella logica di una dimenticanza strumentale da parte della politica che intanto, in fase di campagna elettorale, promette ma che con ogni probabilità non riuscirà a mantenere. 

Da qui pure analisi puntuali sui alcuni dei temi dei programmi elettorali, fra cui quello relativo al docente esperto e alla progressione di carriera di docenti, mentre difficile appare il percorso, se il nuovo Governo non si attrezza, per recuperare le dispersione e gli abbandoni che stanno diventando uno dei tempi più importanti della nostra scuola. Infatti se da un lato si assiste, in Sicilia in particolare, al decremento delle nascite e dunque allo spopolamento delle aule, dovute anche alla migrazione per cercare lavoro al Nord, dall’altro aumentano i Neet e la percentuale di ragazzi che lasciano, per una serie di motivi spesso legati  alla povertà e al degrado sociale, la scuola. 

Una presa d’atto importante della Flc-Cgil, ma anche un grido di allarme e di richiamo a chi, dopo il 25 settembre, andrà ad amministrare il paese.