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Quinto centenario della morte di Amerigo Vespucci

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Il nome America deriva da Amerigo. E’ toccato ad Amerigo Vespucci dare il nome alla nuova terra toccata  nel 1492 da Cristoforo Colombo, perché per primo aveva capito che la scoperta del navigatore genovese non corrispondeva all’Estremo Oriente dell’Asia, come si era creduto in un primo momento, ma ad un vero e proprio continente fino ad allora sconosciuto.

Amerigo Matteo Vespucci era nato a Firenze il 9 maggio 1454. Dopo la permanenza giovanile nella città dei Medici, con un impegno alle dipendenza dell’aristocratica famiglia fiorentina, si trasferisce a Siviglia per curare gli interessi commerciali e imprenditoriali di casa medicea. Nel 1493 l’incontro con Cristoforo Colombo, di ritorno dal felicissimo viaggio d’Oltreoceano. E da Colombo il contagio, quindi, per altre spedizioni, curate dal re di Spagna. La storia ricorda che tra il 1499 e il 1505 Vespucci partecipò a specifiche spedizione alla scoperte di nuove terre. Il re di Spagna, sulla base dei suoi diari di bordo, lo nominò sovrintendente alla navigazione e alla cartografia, ed il geografo Martin Waldseemuller propose che fosse proprio il dotto fiorentino a dare il nome a quella terra scoperta da Colombo, il quale di sarebbe dovuto  accontentare di legare la sua impresa solo al piccolo stato americano della Colombia.
A Siviglia Vespucci muore il 22 febbraio 1512. Dalla ricorrenza odierna, cinque volte centenaria, un motivo in più per ripensare all’ora di geografia (se esiste), alla bontà della cartografia, unito al racconto delle prime esperienze della navigazione, contenute in quel Mundus Novus, pubblicato da Vespucci a Firenze tra il 1502 e i 1504.  Con quest’opera e con Lettera sulle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi, la scuola riscoprirebbe un Amerigo Vespucci, non solo, navigatore e marinaio appassionato, ma anche fine narratore e attento giornalista ante litteram.