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Ragazzo cacciato da casa perché gay, un suo docente lo ospita fino alla Maturità: “Gesto non scontato e importante”

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Un fatto inaudito quello che è avvenuto a Pontedera, nel pisano, secondo quanto riportato da La Repubblica. Un ragazzo di diciotto anni è stato cacciato di casa dalla famiglia perché gay. “Figli gay qui non li vogliamo”, questo quanto gli è stato detto, dopo un periodo di accese discussioni con la madre e la sorella.

Il ragazzo, da solo e senza soldi, ha girato tra conoscenti per avere una sistemazione temporanea. Finché non ha trovato un supporto prima in uno sportello locale specializzato contro le discriminazioni, e poi da parte dei professori della sua scuola. Uno di loro ha deciso direttamente di ospitarlo a casa.

Il gesto del docente

Quest’ultimo gli ha messo a disposizione una stanza dove lui potrà rimanere fino alla maturità, così che possa portare a termine le superiori. I servizi sociali hanno parlato direttamente con la famiglia del ragazzo, cercando di capire se ci fossero dei margini per ricucire lo strappo. Ma non hanno trovato le condizioni. La famiglia era stata invitata anche allo sportello per un confronto, ma non è andata.

“Il ragazzo è stato molto contento che sia stata trovata una soluzione, all’inizio non sapeva dove andare – spiega Emiliano Accardi, coordinatore di Voice, sportello di supporto psicologico per chi è discriminato a causa del suo orientamento sessuale -. Quello del docente è stato un gesto non scontato e importante. Il nostro centro intanto continua a offrire il servizio psicologico”.

Omofobia, un caso simile

Simile un caso torinese relativo ad una brutta notizia di abusi e maltrattamenti su minore: nel 2020, un ragazzo ha subito minacce e punizioni da parte del padre che, leggendo il suo diario segreto, ha scoperto che il figlio era gay.

Da quel momento per il giovane, allora 13enne, è iniziato un vero e proprio calvario, che è terminato nel momento in cui ha deciso di rivolgersi allo psicologo della scuola. Da qui è partita la segnalazione alla polizia municipale e di conseguenza le indigini. Il ragazzo è stato allontanato da casa e affidato a un’altra famiglia.

A seguito della lettura del diario, il padre avrebbe dato uno schiaffo al figlio, aggiungendo che non lo voleva più in casa e addirittura che lo avrebbe buttato giù dal balcone. A seguire, per punizione, gli aveva tolto il cellulare e i videogiochi, e si era fatto comunicae tutte le password dei social utilizzati dal ragazzo, per controllarlo.

Come se non bastasse, lo avrebbe costretto ad abbassarsi i pantaloni per mostrare la propria virilità, con lo scopo di modificare il proprio orientamento sessuale e diventare eterosessuale. Secondo gli inquirenti gli avrebbe dato addirittura un ultimatum di un mese per dimostrargli che era stato con una ragazza.

Fino a quando il ragazzo non ha avuto il coraggio di rivolgersi allo psicologo scolastico.