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Ragazzo senza patente uccide un pedone, la madre si addossa la colpa: “Guidavo io”, ma i testimoni la smentiscono

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Un altro caso di genitori sindacalisti dei figli. Stavolta non si tratta di ricorsi al Tar per una bocciatura ma di una questione molto più grave. Parliamo infatti di omicidio: un 18enne, senza patente, alla guida di una fuoriserie da 510 cavalli, noleggiata dalla madre, ha ucciso un pedone mentre girava per Roma ad alta velocità. Lo riporta La Repubblica.

Il ragazzo ha guidato superando i limiti di velocità

Il giovane ha perso il controllo e ha falciato a più di 90 di chilometri orari, il limite era a 50, un uomo di 29 anni, lo scorso 9 febbraio. Il neo maggiorenne aveva preso una curva per poi sbandare e invadere l’altra corsia. La potente auto ha falciato il ragazzo, poi si è sbattuta su altre quattro automobili posteggiate. 

La madre, 46 anni, una volta scoperta la tragedia causata dal suo ragazzo, ha cercato di sviare le indagini. Si è addebitata la colpa di tutto. “Guidavo io la macchina”, ha detto agli inquirenti. Nonostante ciò, a quanto pare, lei non sarà processata in quanto il favoreggiamento non scatta se si è parenti di primo grado dell’autore del reato. Il figlio finirà invece a processo con un’accusa gravissima: omicidio stradale. 

Poco dopo è arrivata la madre del ragazzo. La signora si è addebitata le colpe, ma troppi erano i testimoni che avevano assistito alla scena e hanno raccontato tutto alla polizia municipale. Tra pochi mesi verrà fissata la prima udienza davanti gup per il ragazzo responsabile della morte di un passante.

Patto educativo rotto

Sembra di essere di fronte all’ennesimo caso di genitori sindacalisti dei figli, aspetto di cui aveva parlato lo psicoanalista Massimo Recalcati e anche lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. 

Ecco le parole di Recalcati: “Lo stato di salute della scuola riflette la condizione comatosa dello stato educativo in generale. La rottura del patto educazionale nella scuola è un fatto evidente. Come diceva Freud, nella figura dei maestri, degli insegnanti, dei professori, i figli proiettano le figure primarie genitoriali, quindi esisteva una continuità tra la figura del genitore e quella dell’insegnante. E con l’esistenza del patto educativo, i genitori si schieravano dalla parte degli insegnanti, condividendo lo stesso obiettivo, l’educazione e la formazione dei figli. Oggi questa alleanza si è fratturata, i genitori sono alleati con i figli e l’isolamento degli insegnanti comporta che qualunque loro azione educativa rivolta agli allievi viene vissuta dalla famiglia come un abuso di potere, come un’ingerenza, come un esercizio autoritario del potere. Nel nostro tempo i genitori tendono a fare i sindacalisti dei figli, in un certo senso. Per un altro verso, invece, gli insegnanti sono investiti di un compito educativo dagli stessi genitori. Nel momento in cui quest’ultimi non riesco a esercitare questo ruolo educativo in famiglia, gli insegnanti si trovano a supplire queste falle nel discorso educativo, infatti si dice spesso che la scuola va ad occupare il vuoto educativo lasciato dalle famiglie. Quindi gli insegnanti si trovano ad avere questo forbice a doppio taglio, da una parte criticati e dall’altra ritenuti necessari”.