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Ramadan, la circolare di una scuola: “I malori degli alunni accusati per il digiuno saranno segnalati al Tribunale dei Minori”

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Si continua a parlare di Ramadan a scuola. Sono molti gli istituti in difficoltà di fronte a bambini che seguono i precetti del mese sacro per gli islamici, iniziato lunedì, che prevede il digiuno nel corso della giornata. La decisione di una scuola, che ha redatto una circolare in merito, sta facendo discutere.

Come riporta La Repubblica, si tratta di un istituto comprensivo di Genova. Ecco il contenuto del documento firmato dalla dirigente: “So che per la religione islamica i bambini e i ragazzi non devono fare digiuno nel Ramadan perché minorenni. Tuttavia, so che alcuni di voi desiderano che i vostri figli lo facciano. Se questa è la vostra scelta, considerate che è molto pesante stare anche otto ore a scuola senza potersi cibare e può essere pericoloso per la salute. Comunque, per non fare attività in palestra, o non mangiare a mensa, è necessaria la richiesta scritta. Se l’alunna/o è presente e non vi è alcuna comunicazione scritta della famiglia, il personale della scuola non può che prendere atto della presenza e comunicarla all’impresa di ristorazione con il conseguente addebito della spesa relativa alla famiglia”.

“Inoltre, un conto è quello che dice il minore, un conto è la decisione in capo al genitore. Da parte della scuola, vedremo di far raggiungere all’alunno/a una classe che ha un diverso turno di mensa (in modo che possa essere vigilata/o durante il pasto dei compagni e non veda gli altri mangiare). Ma se una simile possibilità non è percorribile, vi chiederemo di prelevare l’alunna/o durante il pasto perché venga ricondotta/o a scuola per la ripresa delle lezioni pomeridiane. Rimane inteso che, se gli alunni accusano malori per il digiuno, la scuola è tenuta a intervenire non solo chiamando gli addetti primo soccorso o il numero di emergenza, oltre naturalmente i genitori stessi, ma anche segnalando la situazione alla dirigente per successiva segnalazione alla Procura presso il Tribunale dei minori”.

Insomma, la dirigente vuole prevenire eventuali disagi dei bambini, evitando innanzitutto che siano costretti a guardare i compagni mangiare mentre osservano il digiuno.

Imporre il digiuno è violenza sui minori?

Solo ieri abbiamo parlato del caso di una scuola elementare della provincia di Firenze in cui due bambini sono stati costretti dai genitori a digiunare senza ricevere il pasto alla mensa scolastica per osservare i precetti islamici. Il fatto è stato denunciato da Susanna Ceccardi, Europarlamentare della Lega.

“Questa non è ‘libertà religiosa’, è una vera e propria violenza sui minori, commessa in nome del fondamentalismo islamico che sta prendendo sempre più piede nelle nostre città. Bisogna contrastare con fermezza questo fanatismo, perché ne vanno di mezzo i diritti dei più piccoli e indifesi, compreso quello alla salute. Due bambini lasciati a tavola con un piatto vuoto davanti, che osservano i loro coetanei mangiare, non potranno che percepirsi ed essere percepiti come ‘diversi’. E’ questa l’integrazione che vogliamo?”, ha scritto su Facebook. “Non mi si venga a dire che è una loro libera scelta, data l’età dei bambini e non mi si dica nemmeno che è libertà religiosa, perché chi non ha ancora raggiunto la pubertà dovrebbe essere esentato da questa pratica”, ha aggiunto.

Bambina con il niqab a scuola, il caso simile

In questi giorni ha fatto discutere anche il caso di una bambina di dieci anni che è stata mandata a scuola con il niqab, indumento islamico che lascia scoperti solo gli occhi, in una scuola elementare della provincia di Pordenone. Si tratta di una piccola di seconda generazione che frequenta la quarta elementare.

Dopo averla vista la sua maestra le ha chiesto di tornare a scuola a volto scoperto, cosa che poi è effettivamente successa. Nella scuola elementare ci sono stati già in passato casi simili. Il vicesindaco Alberto Parigi, assessore all’Istruzione, ha spiegato di non aver ricevuto segnalazioni al riguardo. “In ogni caso farò subito accertamenti e se la notizia venisse confermata, il mio primo pensiero deve andare a una bambina costretta nel niqab. Bene ha fatto la maestra a intervenire. Voglio sperare che tutti siano d’accordo sul fatto che nelle nostre scuole non si deve entrare velati, compresi coloro che invocano ogni giorno la laicità e l’emancipazione femminile”, ha affermato.

Come riporta RaiNewsla direttrice generale dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame crede che l’insegnante abbia certamente agito in buonafede ma è opportuno che riconsideri la sua decisione. Beltrame fa sapere di non avere ancora ricevuto alcuna segnalazione ufficiale sul caso ma precisa che non essendoci al momento una norma specifica che vieti il velo integrale tra i banchi le scuole devono favorire l’inclusione nel rispetto delle differenze anche di abbigliamento.

Diverso il suo personale punto di vista sulla questione. Per la dirigente a scuola i bambini non devono sentirsi discriminati e il rispetto della identità religiosa e culturale a suo parere potrebbe non venire esteriorizzato.

Il corso

Su questi argomenti il corso Integrare gli alunni nuovi arrivati in Italia (Nai)in programma dal 22 marzo, a cura di Antonia Cannito.