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Rapporti OCSE, scarso sostegno agli studenti italiani in crisi tra stress e depressione

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Le brossure pubblicate a livello pluriennale dalle istituzioni europee offrono un quadro complessivo di come i nostri giovani, che frequentano corsi di formazione, la scuola superiore o un corso di natura universitaria, si rapportano con lo studio, con i compiti assegnati e con il mondo familiare, nonché con i propri coetanei. La situazione che emerge, purtroppo, ha destato la preoccupazione dell’OCSE, che ha condotto delle interviste nel nostro paese per verificare l’atteggiamento che i nostri studenti mantengono dinanzi ad un esame, sia esso scritto o orale, e valutare la percentuale di questi che soffrono attualmente di problematiche connesse alla salute mentale. Preoccupa anche il tasso di suicidi tra studenti universitari: il decorso della carriera, il susseguirsi degli esami di profitto, l’ansia da prestazione sempre in agguato, il terrore di non riuscire portano numerosi giovani a togliersi la vita. Tale cruento atto è spesso veicolato da questioni di natura ambientale, dal decorso personale e dalla percezione di sé stessi e delle proprie capacità. Lo studio promosso dall’OCSE, inoltre, sostiene che i nostri ragazzi trascorrono dalle 5 alle 6 ore in classe dal lunedì al sabato, con una media, secondo le interviste effettuate, di 2 – 3 ore di studio giornaliero, che trascorrono in un grave clima di tensione, paura e ansia, che rende la pratica dell’acquisizione delle informazioni meccanica, faticosa e talvolta impossibile da espletare.

Il ruolo della DAD e della scuola: isolamento e competizione passiva agevolano stress e ansia 

Secondo i dati promossi e resi pubblici dall’UNICEF, sono almeno 950mila i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 10 e i 19 anni che soffrono di problematiche legate alla salute mentale. Preoccupano le statistiche ISTAT relative al tasso di suicidio degli studenti universitari di età compresa tra i 20 e i 34 anni: questo interessa, purtroppo, circa il 12 % delle morti che avvengono nella fascia d’età appena menzionata. L’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha fatto presente che, secondo i tati ottenuti, il 25 % dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 25 anni abbia sofferto di episodi depressivi, mentre il 20 % sia stato colpito da crisi d’ansia di ogni sorta (prestazione, generica etc.). Il quadro italiano, in ogni caso, è in linea con una tendenza generale e preoccupante a livello internazionale: secondo il report UNICEF 2021 Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani, un adolescente su sette tra i 10 e i 19 ha avuto una diagnosi che ha confermato un disturbo mentale: si tratterebbero, in questa fascia d’età, di 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze. A tali preoccupanti dati si sommano le tensioni con i docenti, la depersonalizzazione dell’alunno e dei rapporti che questo intrattiene con i professori: secondo l’indagine La scuola vista dagli adolescenti realizzata da Laboratorio Adolescenza e Canale Scuola di Corriere.it, il sistema scolastico italiano, a livello di organizzazione della didattica, agevola tali problematiche menzionate premiando l’apprendimento passivo e non la manifestazione del libero pensiero dello studente. Molti degli intervistati affermano che i sistemi scolastici in vigore negli USA e nel Regno Unito siano in grado di far esprimere al meglio le potenzialità dello studente in relazione ai suoi interessi personali, che dovrebbero essere stimolati mediante percorsi formativi dedicati, come accade nei paesi menzionati.

Gli studenti e il lavoro: in bilico tra passione e timore di non realizzarsi

Il report proposto dal Laboratorio Adolescenza-IARD, risalente al 2018, ha fatto presente che gli studenti e le studentesse delle scuole superiori preferiscono, al termine degli studi, dedicarsi ad una professione che li appassioni (56 %), magari con buone garanzie (60 %) e con una retribuzione adeguata (48 %). Molti degli studenti intervistati, in ogni caso, hanno reso pubblico il timore di non riuscire a trovare un impiego adeguato; tale timore, comprensibile, riflette profondamente un mercato del lavoro quasi saturo, in cui i candidati o coloro che cercano attivamente lavoro non entrano in contatto con quei posti vacanti che fanno al caso loro. L’assenza di un sistema centralizzato e di un portale informatico dedicato a mettere in contatto chi cerca dipendenti e i potenziali dipendenti stessi preoccupano già gli studenti delle scuole superiori. I dati Eurostat di febbraio 2021 confermano, in ogni caso, che l’Italia si conferma al terzultimo posto in Europa per numero di laureati, dati anche gli scarsi investimenti e agevolazioni. Pertanto, come si evince dalle statistiche dei vari Osservatori già menzionati, la promessa con cui spingiamo i ragazzi a continuare i propri studi con un percorso universitario viene deviata da questioni e problematiche strutturali, come i finanziamenti, la qualità della didattica offerta dagli atenei e dall’impossibilità di provvedere alle proprie necessità con un impiego a tempo parziale, che spesso si concretizza economicamente in elemosine a fine mese.