Home Attualità Rapporto Invalsi 2023, Valditara: “Non possiamo accettare che l’Italia sia divisa in...

Rapporto Invalsi 2023, Valditara: “Non possiamo accettare che l’Italia sia divisa in due, ricomporla è dovere morale”

CONDIVIDI

Oggi mercoledì 12 luglio, alle ore 10.30, presso la Sala della Regina di Montecitorio si svolge la presentazione del Rapporto nazionale “Le prove Invalsi 2023”. Presente Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, che ha fatto un’introduzione e un commento ai dati emersi.

Il commento di Valditara: una spaccatura insostenibile

Ecco le parole del ministro Valditara, che ha dato una lettura politica dei dati: “Devo dire che questi dati confermano una tendenza nella scuola che replica altre rilevazioni che fotografano una spaccatura del Paese. Non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due. Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico, per dare a tutti le stesse opportunità di successo formativo e lavorativo”.

“Paradossalmente già nella scuola primaria si viene a individuare questa spaccatura. Il fatto che nella scuola primaria questa nasca è ancor più moralmente inaccettabile. La primaria influenza i risultati successivi. Molti ragazzi vanno male in matematica. La matematica è l’indicatore che più è correlato con lo sviluppo del Paese. Lo stesso è l’inglese”.

“I divari a sfavore del Sud si accentuano nella secondaria. C’è una causa su cui riflettere: la percentuale di assenze è molto maggiore al Sud rispetto al Nord”.

“Un altro grande tema sono gli asili. Tutte le ricerche, anche internazionali, confermano che hanno un effetto perequativo fondamentale, soprattutto quando la società è fragile. Vorrei sottolineare come, grazie alle norme di semplificazione che abbiamo introdotto e alla collaborazione fra Governo, ANCI e Comuni, abbiamo raggiunto un risultato che sino a qualche mese fa era impensabile: il 91% delle aggiudicazioni. Non è casuale, perché se prima per un’aggiudicazione sino a un milione di euro si impiegavano tre anni (rilevazioni del mio Ministero) e per quelle da 1 milione a 5 milioni si impiegavano 4 anni, adesso si impiegano dai 7 ai 9 mesi. Un altro dato significativo è che circa il 15% delle aggiudicazioni è stato raggiunto grazie a Invitalia. Questo risultato è stato possibile anche grazie al pacchetto di semplificazioni che abbiamo varato”.

I dati positivi sulla dispersione

“Voglio ricordare come nel Rapporto Invalsi ci sia anche qualche dato positivo. Per esempio, la dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento delle competenze, è calata di un punto, siamo all’8,7%; per quella esplicita, cioè l’abbandono, la flessione è netta e abbastanza generalizzata: siamo al 10,3-10,4%, non lontani dunque dagli obiettivi del PNRR. Ma è evidente che dobbiamo realizzare una svolta e che questo si può fare soltanto con degli interventi mirati. Ho parlato con il Ministro francese dell’Istruzione, con il quale ho sviluppato un rapporto di grande collaborazione, e con l’Ambasciatore spagnolo ma anche, a Bruxelles, con il Ministro spagnolo: la dispersione scolastica è un tema che tocca tante nazioni europee. Il punto di partenza dell’Agenda Sud è individuare le scuole più a rischio e Invalsi ci ha sottoposto un elenco. Partiremo da 240 istituti, 120 Primarie (proprio perché questi dati ci invitano a riflettere), 60 Secondarie di I grado e 60 Secondarie di II grado. Per la selezione, Invalsi ha individuato alcuni criteri, come la dispersione scolastica, le assenze, la fragilità del territorio, l’abbandono in corso d’anno, l’instabilità nei risultati d’apprendimento. Mettere insieme questi indicatori ha consentito di individuare una serie di scuole su cui avviare già da settembre una serie di interventi, il cuore del mio progetto Agenda Sud, con investimenti economici importanti. Innanzitutto, mettere studentesse e studenti al centro e dunque estendere a tutte queste scuole il percorso di personalizzazione dell’educazione che abbiamo iniziato con il tutor per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, sottolineando come prendersi cura del singolo studente sia un concetto centrale. Vogliamo una didattica innovativa, laboratoriale; e vogliamo cambiare il paradigma prevalente dell’insegnamento basato sulla lezione frontale, introdurre nuove metodologie didattiche che saranno poi gradualmente curate e sviluppate, anche da Invalsi. Una scuola aperta tutto il giorno e più vicina al territorio. Più docenti, in particolare in italiano, matematica, inglese, in quelle 240 scuole. Per questi docenti occorreranno una formazione particolare, coordinata con Invalsi, una didattica orientativa, una progettazione e saranno necessarie più risorse per questi insegnanti che svolgeranno attività extracurricolari. Sarà decisivo il coinvolgimento delle famiglie, con l’organizzazione di gruppi di supporto alla genitorialità, e costruire una grande alleanza tra famiglia e scuola. Il supporto e l’accompagnamento a questo progetto saranno seguiti costantemente da Invalsi”.

“È previsto anche l’allungamento del tempo scuola, per realizzare in questi istituti un altro passaggio importante, il tempo pieno. Per questo abbiamo voluto, oltre il PNRR, un investimento importante nelle mense per le scuole del Sud e altri stanziamenti per favorire le attività sportive, destinati a palestre e attrezzature, sempre nel Mezzogiorno”.

“Ho anche parlato con alcuni Presidenti di Regione di progetti speciali per l’offerta formativa che valorizzino le peculiarità del territorio. Due esempi: è chiaro che il Ponte sullo Stretto sarà un’occasione di sviluppo del territorio per cui dovremo formare tecnici adeguati, non soltanto per la realizzazione ma anche per la gestione del “dopo”. Un altro esempio, di cui ho parlato con il Presidente della Regione Calabria Occhiuto, ma pensabile per tutte le Regioni del Mezzogiorno: Cosenza ha una straordinaria Facoltà di Informatica che raggiunge risultati apprezzati in tutto il mondo. L’idea è di radicare attorno a questa eccellenza un sistema di scuole tecniche che favorisca l’insediamento sul territorio di strutture produttive. Insomma, insieme con i Presidenti delle Regioni, concentrare l’attenzione per promuovere e far esplodere lo sviluppo del territorio”.

“Abbiamo già autorizzato e sbloccato 2,5 miliardi di euro del PNRR specificamente per il Sud. Voglio sottolineare le risorse che mettiamo a disposizione: un miliardo di euro da ripartire tra le scuole, proprio per garantire più adeguate competenze di base, con riguardo agli istituti che presentano criticità; abbiamo distribuito 600 milioni di euro per le STEM che potranno essere utilizzati nell’ambito dell’autonomia scolastica per sviluppare la didattica personalizzata; abbiamo distribuito 450 milioni di euro per l’educazione digitale e 150 milioni per le competenze linguistiche”.

“E poi i fondi PON, in aggiunta ai fondi PNRR: mezzo miliardo di euro, una cifra importante da ripartire fra le scuole, che potrà essere utilizzata per far decollare l’Agenda Sud. Monitoreremo la sperimentazione nell’arco di un biennio: se funzionerà, intendiamo estenderla alla gran parte delle scuole del Mezzogiorno, perché è da qui che si ricostruisce l’Italia e da qui si costruisce un futuro per tutti i nostri giovani”.

M5s: “Con le ricette del Governo la scuola peggiorerà”

“I risultati delle prove Invalsi 2023 sono ancora una volta allarmanti per il Sud. Quello che ci preoccupa maggiormente è che mentre metà della popolazione studentesca italiana è alle prese con abbandono, dispersione scolastica e povertà educativa, il governo sembra non avere minimamente tra le proprie priorità la scuola pubblica. Anzi: se pensiamo che le conseguenze nefaste del dimensionamento e delle autonomie regionali si abbatteranno come una scure sulle scuole del Sud, il quadro si fa ancora più tetro. Ormai da mesi denunciamo un quadro complessivo di disinvestimento nella scuola, ma questo governo con il suo ministro dell’istruzione sembra essere sordo a qualsiasi sollecitazione. La responsabilità di Giorgia Meloni e dei suoi ministri su questo fronte è davvero pesantissima: con le loro ricette del governo la situazione della scuola pubblica italiana è destinata a peggiorare, e come sempre a rimetterci saranno le aree più fragili e svantaggiate del Paese”, questa la risposta dei pentastellati a Valditara.