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Rapporto Ocse 2012

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È stato presentato ieri, 12 settembre 2012, il Rapporto Ocse 2012 Education at a Glance 2012”, che come gli altri anni fotografa la situazione dell’istruzione nei Paesi Ocse e conferma a grandi linea le criticità in quest’ambito dell’Italia.
“I governi dovrebbero aumentare gliinvestimenti in programmi per l’infanzia e mantenere i costi ragionevoli per l’istruzione superiore, al fine di ridurre le disuguaglianze, aumentare la mobilità sociale e migliorare le prospettive di occupazione delle persone”.
Questa è la raccomandazione contenuta nella nota introduttiva del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, che evidenzia anche come le persone con un livello di istruzione superiore riescano a gestire meglio i periodo di crisi, continuando a guadagnare di più  rispetto ai lavoratori meno istruiti; anzi, con la crisi il divario tra gli istruiti e meno istruiti è notevolmente aumentato. “Nel 2008 – osserva il segretario Gurria  – un uomo con un’istruzione di livello universitario poteva aspettarsi di guadagnare il 58 per cento in più  di uno con al massimo un’istruzione secondaria superiore, nel 2010 questo divario è aumentato al 67 per cento”.
Per l’Italia, ecco alcuni dati:
– i tassi d’iscrizione all’università sono aumentati dopo che è stata introdotta una nuova struttura di diplomi universitari all’inizio degli anni 2000. Mentre il tasso di lauree conseguite nel ciclo degli studi universitario rimane inferiore alla media OCSE, si prevede che il divario per le più giovani generazioni d’italiani dovrebbe attenuarsi nel prossimo decennio.
– Le donne hanno compiuto notevoli progressi nel settore dell’istruzione universitaria in Italia.
– In Italia, più di un giovane su cinque della fascia di età dei 15-29 anni non frequenta la scuola e non ha un’occupazione e molti figli di genitori con livelli di istruzione non elevati rimangono nella “gabbia” dei bassi livelli d’istruzione.
– L’Italia assegna un’ampia quota della spesa destinata all’istruzione al sostegno degli allievi della scuola dell’infanzia ed elementare.
– Negli ultimi anni, la spesa privata per l’istruzione è aumentata maggiormente rispetto alla spesa pubblica.

Dal Rapporto emerge anche che in 19 dei 32 paesi membri il 60 % dei docenti di scuola secondaria ha almeno 40 anni. In Italia, così come in Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, sono oltre il 70 %, mentre gli insegnanti italiani con meno di 30 anni non superano lo 0,5 % in tutti i gradi di scuola (la media Ocse è del 14 % nella scuola primaria).