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Reclutamento, Turi (Uil Scuola): “Una fase transitoria per avere i docenti in cattedra il 1°settembre” [INTERVISTA]

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Il nuovo reclutamento pensato dalla legge di bilancio 2019 con l’abbandono del lungo e travagliato FIT è un ottimo passo avanti. Tranne per quel concorso riservato ai precari storici che invece non ci sarà e lascerà ancora in auge la “supplentite”. La questione diplomati magistrale è tutt’altro che chiusa, anzi, i concorsi pensati lasciano fuori una grossa fetta di docenti. Il nuovo contratto? Deve restituire il prestigio economico al personale.

E’ la sintesi del pensiero di Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola, che a La Tecnica della Scuola ha parlato di reclutamento docenti, diplomati magistrale e del nuovo contratto scuola.

 

Cosa ne pensa delle modifiche del reclutamento per la scuola secondaria previste dalla legge di bilancio 2019?

Il Governo del cambiamento, così si è presentato questo nuovo Esecutivo, ha tutto il diritto di modificare il sistema di reclutamento; il modello del FIT era troppo lungo e complicato e metteva i docenti in una posizione di perenne incertezza, tra una borsa di studio, un contratto precario e un anno di formazione e prova.  Restava una certa condizione di precarietà che, a nostro parere, mal si addice al settore dell’istruzione che, invece trae beneficio dalla certezza e dalla continuità di cui beneficia il docente e di conseguenza l’allievo. Con il sistema sostenuto dal ministro Bussetti si torna al sistema dei concorsi abilitanti, alla lettera e allo spirito della costituzione e riconsegna quella stabilità che era stata messa in discussione anche dal sistema degli ambiti e dalla cosiddetta chiamata diretta.

 

Sempre in tema di reclutamento della scuola secondaria, come legge la “scomparsa” del concorso riservato ai precari con 36 mesi di servizio, con la manovra che prevede solo una riserva del 10% dei posti?

Un grave errore, lo stesso della Legge 107: il concorso per i precari con 36 mesi di servizio, infatti, è stato concepito solo nella fase attuativa delle deleghe della 107, sulla base anche del confronto sindacale. Se non si vogliono ripetere gli stessi errori, alla fase a regime del nuovo sistema, si deve affiancare una fase transitoria che ha il compito di mettere in cattedra il personale, già dal 1° settembre del prossimo anno scolastico. Questo sarà possibile solo se si vara un concorso specifico a cui ammettere il personale con almeno 36 mesi di servizio. Non si tratta solo di attivare un principio di sana equità che riconosca il lavoro svolto da questi docenti che, per anni, hanno garantito il regolare funzionamento delle scuole, ma principalmente, garantire il regolare inizio del nuovo anno scolastico con docenti stabili nelle classi. Già quest’anno sono rimaste scoperte oltre 32.000 cattedre, peraltro autorizzate dal MEF, a cui se ne aggiungeranno altre decine di migliaia per effetto del nomale turn–over, senza voler considerare l’introduzione di un’anticipazione pensionistica prevista per quota 100 che li porterebbe a centinai di migliaia.
Ciò significa affidarsi, ancora una volta, a contratti precari che (ri)aprono la strada alla procedura di infrazione della UE per reiterazione di contratti a termine. Si mantiene il sistema scolastico nell’incertezza e nella precarietà che apre ai ricorsi e alla confusione che in questi anni è cresciuta notevolmente: solo eliminando – o almeno attenuando – il precariato si può pensare di rientrare nella fisiologia dal sistema.

 

Diplomati magistrale: con il concorso straordinario già avviato e quello ordinario che arriverà a breve, pensa che le soluzioni adottate siano positive in merito al reclutamento per la primaria e infanzia?

No. Restano escluse ampie frange di docenti che hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato, sia pure per effetto di ricorsi e, addirittura, superato il periodo di prova. Siamo in presenza di un pasticcio istituzionale a cui bisogna porre rimedio evitando di delegare alla magistratura il compito di reclutare il personale.
Nella fase transitoria che chiediamo al Governo, va previsto contestualmente un emendamento specifico alla Legge di Bilancio, in discussione, che sani il grave vuoto normativo che si è venuto a creare nell’ordinamento giuridico in relazione al reclutamento di questo personale.

Il prossimo contratto scuola quali priorità dovrà avere?

Una volta superate queste appena dette, che sono vere e proprie emergenze, bisognerà continuare nell’opera di cura ed attenzione, che merita un comparto così importante per la vita del Paese, che abbiamo posto nell’attuale contratto.
A cominciare dal modello di scuola comunità che riporta agli antichi valori, quelli costituzionali che in questi anni sono stati messi in discussione da modelli neo liberisti che poco o nulla hanno a che fare con un settore che rappresenta la base stessa della democrazia, della partecipazione, della più ampia comunità nazionale. Si tratta di capire se si vuole investire per la crescita economica e civile dell’Italia o restare nell’ambito di politiche di austerità che sono ricadute pesantemente sul settore,  in questi anni. Le priorità? Il riconoscimento e la valorizzazione economica e giuridica del personale che è la base costitutiva del sistema di istruzione.