Una ad una, le regioni del Nord si stanno ritagliando la loro autonomia: è partita in Trentino, poi l’hanno chiesta gran voce Veneto e Lombardia, quindi è toccato all’Emilia Romagna. In tutti questi casi, sono stati sottoscritti accordi a livello regionale e si attende con impazienza l’esito positivo del disegno di legge leghista, sul quale il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto esprimersi lo scorso 14 febbraio e che invece sta vivendo un periodo di stand by per i dubbi del M5S.
In ogni caso, ora toccato alla Liguria candidarsi: la regione ha infatti approvato la delibera che dà mandato al presidente Giovanni Toti di “aprire formalmente con la Presidenza del Consiglio e i Ministeri il percorso per l’autonomia dfferenziata”.
L’annuncio è arrivato, l’8 marzo, direttamente dal governatore Toti e dalla vicepresidente della Regione Sonia Viale, che ha coordinato il lavoro degli assessorati.
“È una delibera tra le più importanti tra quelle approvate fin da inizio mandato”, ha commentato Toti, che è anche vicepresidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome
La richiesta della Liguria allo Stato è comunque limitata a sei materie: Ambiente, Politiche per lavoro-salute-scuola-sport, Infrastrutture e Porti, Sviluppo economico, Urbanistica, Agricoltura-caccia-pesca.
“Ora avvieremo la trattativa – ha spiegato Toti – e non c’è nulla di ideologico, non c’è nulla di politico, stiamo parlando di un documento di amministrazione che utilizza gli strumenti della legislazione vigente per organizzare meglio e rendere più efficiente l’amministrazione”, ribadisce Toti.
L’aspirazione della Regione sarebbe di veder concluso l’iter per l’autonomia differenziata entro l’anno.
A dire sì all’autonomia differenziata, che sostanzialmente permettere alle regioni di trattenere per sé il cosiddetto “residuo fiscale”, prodotto dalla differenza fra il gettito delle tasse in quella regione e gli introiti di spesa pubblica, sono state sinora non solo regioni di Centro-Destra.
A spingere per la regionalizzazione, ad esempio, è anche l’Emilia Romagna, che ha accelerato l’iter di approvazione del progetto proprio durane la gestione Pd e nel corso del mandato dell’ex premier Paolo Gentiloni.
È significativo, tuttavia, che al Sud, se si eccettua la Puglia, non sembrano esserci, nemmeno all’orizzonte, delle regioni interessate all’autonomia differenziata. Un caso?
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