Home Attualità Riapertura scuole in Toscana, ecco perché le superiori in classe

Riapertura scuole in Toscana, ecco perché le superiori in classe

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Se la Toscana torna in classe, oggi 11 gennaio, lo deve prima di tutto ai numeri del contagio che si mantengono tra i più bassi d’Italia. Sono 10 mila infatti i positivi al Covid-19 nella regione, ben al di sotto dei 41 mila della Sicilia, dei 55 mila della Puglia, dei 57 mila della Lombardia o degli 88 mila del Veneto.

Alessandra Nardini, assessore all’Istruzione della Regione Toscana, intervistata su Radio Rai 1 spiega che a guidare le scelte delle istituzioni regionali sono stati, appunto, i numeri: “Proviamo a tenere insieme due principi, quello alla salute e quello all’istruzione,” afferma l’assessore.

Il tavolo dei prefetti

Ma la riapertura delle scuole conta anche su un grande lavoro di squadra attorno alla scuola. Dal tavolo dei prefetti, infatti, sono venuti fuori piani complessi che hanno messo in campo 329 autobus in più (per un investimento di 4 milioni di euro); un progetto di accompagno, per smistare i ragazzi sulle corse, dove uno o più tutor (per lo più personale di cooperative) presidia le fermate garantendo che non si creino assembramenti; ulteriori scaglionamenti orari nelle scuole; monitoraggio dei contagi e attività di screening per individuare gli asintomatici.

Rischio zona arancione

“Se si dovesse andare in arancione, valuteremo l’andamento della curva e prenderemo le decisioni necessarie,” continua l’assessore. “Da anni combattiamo contro l’abbandono e contro la dispersione scolastica affinché non si allarghino le disuguaglianze.”

E sugli umori che circondano la riapertura delle scuole, risponde: “Sono stata inondata da email per riportare i ragazzi tra i banchi di scuola. Ma le nostre scelte non nascono dagli umori ma dalla valutazione dei dati. Abbiamo fatto tutto il possibile, e ora ognuno deve fare la propria parte, a partire dai ragazzi e dalle ragazze che devono rispettare le regole.”

L’esigenza primaria oggi, ricorda l’assessore, è non appesantire i servizi sanitari mentre si fanno tutti gli sforzi necessari per garantire rapide vaccinazioni.