Categorie: Politica scolastica

Richieste dell’AGeSC per una “Buona Scuola”

Il Consiglio Nazionale dell’AGeSC, riunito a Torino alla vigilia della definizione dei decreti di attuazione del progetto “La Buona scuola” da parte del Governo, ha formulato alcune proposte perché l’azione riformatrice non dimentichi il milione di studenti – e le loro famiglie – che frequentano le scuole paritarie (più dell’11% del totale della popolazione scolastica) nonché gli oltre 130mila adolescenti che si stanno formando nei Centri di Formazione Professionale.

Le proposte dell’AGeSC riguardano tre ambiti fondamentali per migliorare tutto il sistema scolastico e avvicinarlo ai livelli europei:

1) interventi per sostenere la libertà di scelta delle famiglie – come ad esempio l’utilizzo dello “School Bonus” previsto dal progetto governativo -, e il sostegno degli alunni disabili bel sistema paritario;

2) norme che, in vista dell’assunzione dei docenti precari nello Stato, permettano a quelli che decideranno di restare nelle scuole paritarie di non perdere il diritto al ruolo acquisito;

3) azioni e fondi per estendere il sistema di Istruzione e formazione professionale, basato soprattutto sui CFP, in tutte le Regioni visti i risultati che ottiene contro la dispersione scolastica e per l’ingresso nel lavoro e visto il gradimento delle famiglie.

Naturalmente le risorse necessarie per la copertura finanziaria delle proposte avanzate dall’AGeSC vanno reperite nei fondi previsti nella legge di stabilità 2015 per “La Buona Scuola”.

Inoltre l’AGeSC protesta con forza di fronte a delibere comunali discriminatorie e illiberali – come quella di Roma -, che decidono di aumentare le tasse per i rifiuti (Tari) anche alle scuole paritarie come se non svolgessero alla pari degli istituti statali e comunali la stessa funzione educativa e di istruzione garantita dalla Costituzione, e chiede il rispetto delle famiglie che già ora sopportano gravi sacrifici economici per esercitare la loro libertà di scelta. Con simili provvedimenti molte scuole saranno costrette alla chiusura e alla fine il Comune dovrà far fronte ai bisogni formativi di migliaia di bambini della scuola dell’infanzia e degli altri ordini di istruzione con costi enormemente superiori agli introiti per l’aumento della tassa sui rifiuti. Si tratta perciò di un atto contrario alla logica, alla giustizia e al risparmio per le casse pubbliche.

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