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Ricreazione a scuola, secondo una ricerca è spesso un diritto negato. Seguire l’esempio della Finlandia?

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L’indagine sulla ricreazione scolastica della mattina, svolta dall’ACP, attraverso un questionario anonimo somministrato a bambini della scuola primaria nel periodo marzo-maggio 2023 grazie alla collaborazione di dieci pediatri, rivela uno scenario interessante, poco esplorato nel mondo della scuola.

La ricerca fa innanzitutto il punto sulla storia della ricreazione, per individuare il preciso momento temporale della sua introduzione nel sistema scolastico. Si può risalire al decreto 297 del 16 aprile 1994 e all’articolo 21 della legge n. 59/1997; in entrambi, la ricreazione è riconosciuta come “tempo scuola”, da garantire agli studenti e da conteggiare nel monte orario scolastico. Nella circolare ministeriale, la 105/75, viene indicato il tempo minimo della durata della ricreazione, ovvero almeno 10 minuti, benché non vengano dati dettagli sul luogo dove andrebbe trascorsa, in classe o all’aperto.

La ricerca

Sono stati intervistati 449 bambini di 141 istituti scolastici del territorio romano e di alcuni comuni della città metropolitana di Roma; il 98,9% degli istituti è dotato di spazi esterni (cortile, giardino). Il 48,2% del totale dei bambini intervistati ha dichiarato di trascorrere la ricreazione all’interno della classe e il 45,6% del totale dei bambini intervistati rimane in classe. Il questionario è stato elaborato in collaborazione con il gruppo di ricerca del Laboratorio di Psicologia della Partecipazione infantile del progetto internazionale “La città delle bambine e dei bambini” dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR.

L’importanza della pausa

Il tempo della pausa, sostengono i ricercatori di ACP, è un momento di attività. motoria, e può arginare f la tendenza, sempre più allarmante, della crescente obesità infantile, in un paese come l’Italia, che risulta quello con la percentuale più alta di bambini in sovrappeso o obesi (42%) nella fascia d’età 5-9 anni e

Il modello finlandese testimonia la possibilità di adottare un approccio educativo che rispetti il benessere degli alunni: tutte le lezioni durano 45 minuti, per ognuna i minuti dedicati all’intervallo sono 15. Inoltre l’intervallo si svolge esclusivamente all’aperto e non ci sono mai due lezioni consecutive senza dare prima il tempo alla pausa che, peraltro, viene gestita in autonomia dagli studenti.

I risultati

Il 99,3% dei bambini indica di fare l’intervallo della mattina e il 98,9% dichiara che la propria scuola dispone di un cortile o di uno spazio esterno. Il tempo concesso per la ricreazione è valutato come: poco (27,4%), abbastanza (62%) e molto (10,6%).

Il 45,6% del totale dei bambini intervistati dichiara di svolgere l’intervallo della mattina in classe perché non è possibile lasciare l’aula.

Queste risposte, riferiscono nello studio i ricercatori, che le hanno pubblicate sul numero di gennaio 2024 dei Quaderni ACP (per saperne di più vedi https://acp.it/it/2024/01/quaderni-acp-2024-311.html) suggeriscono la decisione di alcuni insegnanti di escludere i bambini dalla “pausa ricreativa” che permetterebbe, come indica il significato della stessa parola, di abbassare lo stress accumulato e di ristabilire il livello di concentrazione per l’apprendimento nelle successive ore di lezione.

È interessante notare che i bambini, che trascorrono la ricreazione in classe, ritengono che il tempo a essa concesso sia poco a differenza di quelli che

la trascorrono fuori, i quali, invece, lo considerano molto. Tra le risposte fornite dai bambini sul perché fanno la ricreazione in classe, alcuni di essi rispondono di essere “in punizione”.

L’invito dei pediatri

Desideriamo portare all’attenzione del personale scolastico, scrivono in conclusione i pediatri e i ricercatori di ACP, l’importanza di dare maggiore valore al tempo della ricreazione e di promuovere percorsi di promozione di autonomia dei bambini.