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Riflessioni sull’adozione dei libri di testo

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Colgo l’occasione dell’intervista al dott. Ricardo Levi, presidente dell’AIE (su “La Tecnica” dell’8/04/2020), per segnalare quello che è il principale problema relativo all’adozione libri di testo.

Già da tre anni mi impegno a rivedere la lista dei testi del mio Dipartimento (di Lettere: non sono certo pochi), aggiornando codici e inserendo le nuove adozioni: si tratta di un impegno burocratico minuzioso, ma è solo uno degli ultimi passaggi, dopo quelli, ben più significativi, che corrispondono alla presentazione delle nuove opere da parte degli agenti editoriali, all’invio di copie-saggio, ai confronti fra colleghi, che non si risolvono certamente solo nelle sedi “istituzionali”.

Insomma, un gran lavoro, che coinvolge a vario titolo figure diverse e che DOVREBBE AVERE come scopo ultimo quello di operare una scelta oculata, tale da offrire agli studenti quei supporti didattici che i docenti ritengono rispondere meglio alle esigenze delle classi.

A questo punto, che cosa succede? Succede che subentra il fattore economico. Il Ministero, con la nobile finalità di “contenere la spesa” dei libri per le famiglie, ha fissato i famosi “TETTI di SPESA”, ma regolarmente… SI DIMENTICA (??) di AGGIORNARLI, dopo che l’ultimo Decreto che ne parla (DM n. 43) risale all’11/05/2012 (le varie Note che si susseguono, alla fin fine rimandano a quello).
Ed ecco che quella scelta, frutto di attente disamine, di dibattiti anche accesi, di consultazioni affannose, si scontra bellamente con i “conti della serva”, nel senso che la Segreteria Didattica, raccolte tutte le proposte o le riconferme, comunica che “non ci stiamo dentro” e “non ci stiamo” vuole essere preso alla lettera, nel senso che la piattaforma su cui vengono caricate le adozioni, qualora si “sfori”, non accetta la procedura.

Ora, nessuno vuole discutere il proponimento – ripeto “nobile” – dall’alto, di venire incontro alle famiglie, contenendo entro certi limiti gli aumenti dei prezzi, tuttavia anche nell’editoria, per quanto di poco, i costi di produzione inevitabilmente salgono (e da 8 anni!) e quindi noi docenti, costretti dopo tanto lavoro a scelte a volte di ripiego, siamo prede dell’ennesima frustrazione: sento più di qualche collega che ormai, sconsolatamente, dice “chi me lo fa fare? Alla prossima occasione, valuto solo i prezzi e adotto il testo meno caro!”. A malincuore, non posso che concordare.

E allora? La proposta del dott. Levi, di rendere detraibili le spese dei libri scolastici, mi pare più che sensata, qualora invece ci si limitasse a modesti ritocchi della normativa esistente, sarebbe opportuno che il Ministero aggiornasse i TETTI di SPESA periodicamente, tenendo conto dell’inflazione.

Se questo “anno sabbatico”, anche in relazione all’adozione libri di testo, fosse utile ad un ripensamento in questa direzione, non sarebbe un’occasione perduta.

 

Monica Quetore